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Trump non fermerà l'onda verde

10/22/2024 | Redazione ADVISOR

Le elezioni Usa non cambieranno in modo sostanziale le prospettive a lungo termine del settore della clean energy. Ne è convinto Luca Moro chief investment officer del fondo SpesX di FIEE SGR


Le elezioni Usa non cambieranno in modo sostanziale le prospettive a lungo termine del settore della clean energy. Ne è convinto Luca Moro (nella foto) chief investment officer del fondo SpesX di FIEE SGR che sottolinea come la crescita di settori ad alta intensità energetica come AI e data center e la transizione green di settori tradizionali come oil&gas e manifattura, continueranno a sostenere la domanda di energia pulita.

E anche se i sussidi americani fossero ridotti, le energie rinnovabili rimarranno fondamentali per soddisfare la domanda crescente di elettricità. Ed entrare oggi nei titoli clean-tech, altamente a sconto dopo un anno in perdita, può essere vincente.

L'esperto però presenta cosa potrebbe accadere con i tre scenari possibili:

Scenario 1: I Democratici vincono la Casa Bianca e l'IRA rimane intatto 

Nel primo scenario, in cui vengono confermati i Dem al governo, l'IRA resta invariato, mantenendo il suo impatto positivo sulle industrie legate all'energia pulita. In questo contesto, nei prossimi anni - secondo McKinsey - l’IRA catalizzerebbe circa 400 miliardi di dollari in fondi federali per il settore dell'energia pulita con l’obiettivo principale di contribuire in maniera significativa alla riduzione delle emissioni nazionali di CO2 entro il 2030. Si stima, inoltre, che la legge possa anche sbloccare 1.200 miliardi di dollari di incentivi dal governo statunitense entro il 2032. L’IRA include crediti d'imposta per l'energia pulita, componenti di veicoli elettrici (EV) e incentivi per la produzione, sostenendo un'ondata di progetti di transizione costante per i prossimi anni. Questo scenario è ovviamente il più favorevole per i settori delle energie rinnovabili, delle tecnologie pulite e dei veicoli elettrici. 

Scenario 2: I Repubblicani vincono la Casa Bianca e controllano il Congresso, portando all'abrogazione completa dell'IRA 

Cosa succede invece se i Repubblicani vincono sia la Presidenza che il controllo del Congresso? Secondo diversi analisti (e anche, di recente, il premio Nobel Joseph E. Stiglitz) non si esclude l’abrogazione di parti rilevanti dell'IRA. Questo avrebbe un impatto significativo sui 265 miliardi di dollari in crediti d'imposta, che sono compresi nei 400 miliardi totali previsti dall'IRA. Circa il 50% di questi benefici è legato ai crediti d'imposta per i veicoli elettrici, il 20% alla produzione e il 10% all'energia pulita. Questo scenario potrebbe creare incertezza sul mercato, riducendo gli investimenti privati, che hanno superato i crediti d'imposta di oltre il 500%. Gli investimenti in molti progetti del settore potrebbero calare drasticamente, con le aziende riluttanti a investire in un ambiente normativo instabile. In un contesto simile, continuerebbero a svilupparsi solamente tecnologie che sono economicamente viabili anche senza incentivi, come per esempio il solare, l’eolico onshore, l’ammodernamento della rete ed alcune iniziative di elettrificazione ed efficienza energetica. Le tecnologie attualmente meno competitive dal punto di vista economico, come per esempio l’idrogeno verde, subirebbero un brusco rallentamento. Nonostante questo, siamo convinti che gli incentivi alla produzione locale rimangano un pilastro nella creazione di nuovi posti di lavoro anche in questo scenario.

 Scenario 3: I Repubblicani vincono la Casa Bianca e modificano solo alcune parti dell'IRA Nell’ultimo scenario, in cui Trump diventa Presidente ma non riesce a controllare il Congresso, alcuni aspetti dell'IRA potrebbero essere abrogati o modificati. In particolare, i crediti d'imposta per i veicoli elettrici e i sussidi per l'energia eolica offshore potrebbero essere a rischio. Donald Trump ha espresso pubblicamente dubbi su queste aree, ma non ha fatto dichiarazioni esplicite sulla loro eliminazione totale. Ad esempio, i crediti per i veicoli elettrici, che attualmente possono arrivare fino a 7.500 dollari per veicolo, potrebbero essere ridotti o vincolati da nuovi requisiti. Tuttavia, i crediti legati alla produzione locale potrebbero essere meno a rischio poiché hanno generato investimenti significativi e creato posti di lavoro, specialmente in stati a maggioranza repubblicana, come la Georgia. In questo scenario, gli incentivi fiscali legati alla produzione di componenti pulite potrebbero rimanere intatti grazie al loro impatto positivo sull'occupazione e sull'industria.

Al di là di questi scenari secondo l'esperto il momento resta propizio per investire nei titoli green, anche sulla scorta della performance negativa degli ultimi anni, grazie alla quale le azioni oggi sono a sconto. 

“Basta osservare l’andamento degli indici settoriali principali, come il WilderHill Clean Energy Index che si concentra su aziende statunitensi e che, dal picco di inizio 2021 fino a fine settembre 2024, ha registrato una perdita dell’85%, mentre l’indice S&P Global Clean Energy - che copre un ampio spettro di società globali -ha riportato una perdita del 56%. Il calo è stato influenzato dall'andamento economico globale e dalle dinamiche geopolitiche incandescenti, nonché dall’incertezza sulla direzione dei tassi di interesse che ha dominato i mercati almeno fino all’ultimo massiccio taglio di 50 punti base che ha esercitato la Fed proprio a settembre” conclude Moro.

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