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10/25/2024 | Redazione ADVISOR
“Dopo il picco toccato nel gennaio 2021, la performance dei fondi sostenibili e degli investimenti legati alla transizione ecologica è stata deludente. Eppure, gli investimenti necessari per realizzare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi non sono diminuiti, anzi”. Laurent Denize, global co-cio di ODDO BHF AM, ricorda che “il fabbisogno di capitale, stimato a 5000 miliardi di dollari l’anno nel caso di un incremento delle temperature entro i 1,5°C, equivale a moltiplicare per tre gli investimenti effettuati nel 2023. Ciò dimostra la necessità di un maggiore sostegno alle iniziative di decarbonizzazione. L’investimento ‘verde’ in presenza di valutazioni più allettanti e società più mature non è una limitazione”.
La manager sottolinea che “oggi, circa il 70% delle emissioni di gas serra proviene dalla produzione e dal consumo di energia. L’elettrificazione “pulita” è quindi al centro della decarbonizzazione dell’economia e poggia su tre pilastri. Il primo è l’incremento della quota delle energie rinnovabili nella generazione di elettricità che oggi si aggira oggi intorno al 30% e che entro il 2030 dovrebbe arrivare a rappresentare circa il 38% (con le attuali politiche di attuazione) e il 57% (in linea con una traiettoria che mantenga l'aumento delle temperature sotto i 2°C) del mix energetico. Lo sviluppo più rapido riguarda il solare (tra il 18% e il 24% entro il 2030), mentre la (de)crescita delle fonti fossili nella generazione di energia dovrebbe assestarsi tra il -5% e il -6% l’anno da qui al 2030. Il secondo è lo sviluppo delle infrastrutture di rete, infatti dopo diversi decenni di investimenti insufficienti nelle reti elettriche, l’accelerazione dell’elettrificazione comporta un forte aumento delle spese in conto capitale dedicate alle infrastrutture di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica. A fronte di un'età media delle infrastrutture di circa 30 anni in Nord America e in Europa, servono all’incirca 400 miliardi di dollari d’investimento annui. L’ultimo pilastro è invece l’elettrificazione degli usi finali, poiché il forte aumento della domanda di elettricità richiede l’uso di fonti pulite. Oggi gran parte della domanda di elettricità proviene dall’edilizia (30%), dall’industria (30%) e dai trasporti (27%), mentre negli anni a venire, la domanda di energia elettrica sarà spinta ulteriormente dal rapido sviluppo dei data center”.
Oltre a un posizionamento diretto su queste tre tematiche l’esperta rileva che “esistono numerose opportunità d’investimento all’interno della catena di valore dell’elettrificazione: i cavi ad alta e media tensione, le soluzioni di stoccaggio dell’energia, i servizi di ingegneria dedicati alle infrastrutture elettriche, o ancora i sistemi di raffreddamento dei datacenter. Microsoft, ad esempio, punta sull’energia verde proprio per soddisfare il colossale fabbisogno energetico dei suoi datacenter. Il gruppo ha siglato un accordo ventennale per l’acquisto di energia con la società Constellation, che si basa sul riavvio della centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania. Constellation prevede di spendere 1,6 miliardi di dollari per rilanciare l’impianto, che dovrebbe essere messo in servizio entro il 2028 e dovrebbe raggiungere una capacità di 835 MW, sufficienti per alimentare 800.000 case. Secondo il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti (EIA), il consumo energetico legato ai data centre negli Usa raddoppierà da qui al 2030, arrivando a consumare circa il 9% di tutta l’elettricità del Paese. Per evitare il rischio di penuria energetica e affrontare un bilancio di CO2 appesantito dall’IA, Microsoft e gli altri giganti tecnologici sono pronti a esplorare qualsiasi opzione, compreso il nucleare. Le principali soluzioni di decarbonizzazione comprendono energia pulita, impianti ad alta efficienza energetica, materiali ecologici, sequestro del carbonio e soluzioni per eliminare il diossido di carbonio (CDR); tutte soluzioni che offrono opportunità di investimento in diversi settori”.
“Continuiamo a pensare - prosegue l’analista - che lo sviluppo dell’infrastruttura dell’IA generativa negli Stati Uniti porterà importanti guadagni in termini di produttività in numerosi settori e che esistano svariate dinamiche ancora sottovalutate. Tra queste, la penuria di capacità di corrente continua negli USA, dove il volume di corrente continua in fase di sviluppo è inferiore a sei gigawatt per il 2025, a fronte di un volume di 10 gigawatt di microchip GenAI venduti. Inoltre, vi sono la necessità di sviluppare nuovi impianti di energia nucleare e il crescente consenso di cittadini e governi verso questa controversa fonte di energia, lo sviluppo di pile a combustibile, o ancora la riduzione dell’energia necessaria per il mining di criptovalute".
L’IA al servizio della sopravvivenza del pianeta aiuterà a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale? "Certo! E con questo si apre la strada verso un’interconnessione ancora più forte tra tecnologia e ambiente con l’obiettivo di dare un senso agli investimenti e di cogliere maggiori opportunità, che contribuiscano alle performance dei portafogli”.
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