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1/17/2024 | Daniele Barzaghi
Il prezzo del litio è crollato l’anno scorso del -81,43% nel 2023, registrando la peggiore performance tra le 15 principali materie prime commercializzate. E questo subito dopo essere stato invece il miglior investimento tra le commodity nel 2022 (+72,49%) e ancora più nel 2021 (quando si apprezzò per uno storico +442,80%).
Tanta volatilità è dovuta essenzialmente a un motivo: il litio è il metallo fondamentale per realizzare le batterie dei motori elettrici al centro della transizione energetica e quindi subisce le fughe in avanti e le battute d’arresto del comparto.
La diffusione di tali propulsori dovrebbe ridurre entro il 2030 il consumo di petrolio di cinque milioni di barili di petrolio al giorno, con una parallela crescita della domanda del litio raffinato: già l’attuale richiesta dei produttori di celle di immagazzinamento supera le 700 tonnellate annue, tra carbonato di litio (egemone oggi), idrossido (prevalente nei prossimi anni) e metallo puro. Nel 2030 è prevista una richiesta superiore alle 3.000 tonnellate annue (e gli attuali produttori, in proiezione, potrebbero produrne poco più di 1.600).
Dal punto di vista della sostenibilità anche la stessa estrazione del litio offre dei vantaggi: per ogni tonnellata ricavata vengono rilasciati 3,5 chilogrammi di anidride carbonica (contro le 5 tonnellate degli idrocarburi), 35 metri quadri d’acqua (contro i 470 richiesti per petrolio e gas) e 0,14 metri quadri di consumo di suolo (contro più di 3 chilometri quadri). Senza considerare che il processo di lavorazione richiede al massimo due giorni (18 mesi per gli idrocarburi) e il taso di riciclo è intorno al 90%.
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