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4/7/2023 | Redazione Advisor
Nonostante le iniziative mirate all’adozione di tecnologie più pulite nella produzione di energia e a dispetto di una pandemia mondiale, che ha abbattuto le emissioni globali per un anno, le emissioni di CO2 sono tornate ai livelli pre-Covid. Purtroppo, quindi su tal fronte non ci sono molti motivi per essere ottimisti. Così sottolinea Masja Zandbergen, responsabile sustainability integration di Robeco.
"Siamo in ritardo nell’affrontare il riscaldamento globale, ma sappiamo cosa fare. Con la giusta leadership, il mondo può ancora evitare i pericoli del cambiamento climatico. Questo è ancora il messaggio chiave del rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) del Gruppo di esperti climatici dell’ONU" evidenzia l'esperta.
Per gli investitori è urgente rispondere al giudizio dell’IPCC secondo cui il settore finanziario non tiene sufficientemente conto del rischio climatico. L’IPCC è giunto alla conclusione che nei prossimi 5-10 anni sarà necessario dedicare un notevole volume di investimenti verso l’energia, i trasporti e le infrastrutture urbane a basse emissioni di carbonio.
Ma non è solo il fronte delle emissioni ad essere cresciuto. Se guardiamo al di là del cambiamento climatico a una serie più ampia di obiettivi di sostenibilità – gli SDG delle Nazioni Unite – ci troviamo di fronte a un quadro contrastante. "Gli SDG sono stati stabiliti nel 2015 e dovrebbero essere raggiunti entro il 2030. Nessun paese è sulla buona strada per conseguire gli SDG entro il 2030, in parte a causa del Covid" osserva Zandbergen "Si tratta di questioni complesse e interconnesse. Ad esempio, sarà difficile raggiungere l’SDG 2.1 (porre fine alla fame e garantire a tutte le persone, in particolare ai poveri e le persone più vulnerabili, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno), e contemporaneamente conseguire l’SDG 15.1, che mira a garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali, o molti altri traguardi legati al clima e alla biodiversità. Se bisogna coltivare più cibo per soddisfare l’SDG 2.1, diventa molto più difficile conseguire l’SDG 15.1"
Quindi cosa fare? "Negli ultimi anni, il settore finanziario ha preso coscienza della “sostenibilità” e si è concentrato sull’integrazione dei fattori ESG finanziariamente rilevanti nei portafogli al fine di prendere decisioni di investimento più informate. Tuttavia, questo approccio comporta due problemi. La questione della sottovalutazione del rischio climatico, menzionata dall’IPCC nel suo ultimo rapporto, vale anche per altre esternalità come la perdita di biodiversità, le pessime condizioni di lavoro, la cattiva governance e le deboli relazioni con le comunità" precisa l'esperta di Robeco.
Una soluzione potrebbe essere fornita da una migliore regolamentazione che attribuisca un prezzo a tali questioni e induca gli investitori e le imprese a internalizzare i relativi costi esterni. "Senza un intervento di questo tipo, l’integrazione ESG (a patto che non tutti adottino lo stesso approccio o utilizzino le stesse informazioni) potrebbe favorire decisioni di investimento migliori, ma non gioverebbe direttamente allo sviluppo sostenibile" sostiene Zandbergen.
In alternativa, bisogna trovare un modo per andare oltre l’integrazione ESG e passare all’investimento ad impatto. "Un primo passo è stato fatto alla COP27, con la creazione di un fondo per risarcire i paesi emergenti per perdite e danni causati dalla crisi climatica. Questo fondo, però, deve ancora diventare operativo - puntualizza l'esperta di Robeco- . Altri strumenti validi con cui i grandi investitori possono produrre un impatto concreto sono le obbligazioni verdi, sociali e legate alla sostenibilità (“green, social and sustainability linked bond”)".
E anche l'investitore retail dovrebbe fare la sua parte. "L’investitore finale deve esprimere chiaramente il proprio desiderio di ottimizzare non solo la ricchezza, ma anche il benessere. Non siamo ancora arrivati a quel punto: solo una minuscola quota di tutte le masse in gestione viene destinata al finanziamento diretto di progetti aziendali che contribuiscono allo sviluppo sostenibile" conclude Zandbergen. Ma tutto ciò sta diventando insostenibile.
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