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9/28/2022 | Redazione Advisor
La necessità di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette e di aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili ha reso sempre più focale il tema del credito all’energia verde (green credit), che finanzia progetti atti a sostenere la transizione energetica. In questo ambito Nuveen Glennmont Partners si è fortemente impegnata, come evidenzia in questa intervista Claudio Vescovo, head of credit fund, grazie anche al supporto e all’impegno degli investitori – precisa Giampaolo Giannelli, VP, global client group, Italy.
Come si può definire il credito per l’energia verde?
C.V. Per noi il credito per l’energia verde riguarda la transizione energetica. Si riferisce al finanziamento di infrastrutture per la produzione da fonti rinnovabili - eolico, solare, biomasse e idroelettrico – ma anche i servizi alla rete, i sistemi di stoccaggio e qualsiasi altro fattore che favorisca la transizione energetica in Europa. Ma non è solo un tema di efficienza energetica, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità in Europa è necessario decarbonizzare, che vuol dire anche consumare meno.
Come considerate la transizione energetica nella costruzione del portafoglio?
C.V. Investiamo da 15 anni nelle energie rinnovabili e siamo stati uno dei primi gestori di fondi a investire in questo settore in Europa. Ci occupiamo di credito all’energia verde dal 2016. Indubbiamente oggi la percezione degli investitori è cambiata e sta diventando più sofisticata e attenta alla sostenibilità. C'è sempre un rischio di greenwashing e di definire verde cose che in realtà non lo sono, quindi per noi si tratta di essere molto chiari e specifici su ciò che facciamo e non facciamo. Questa trasparenza è stata apprezzata dagli investitori e speriamo che in generale il mercato diventi sempre più trasparente con l'arrivo della nuova Tassonomia europea delle attività economiche sostenibili.
Per quanto riguarda il nostro approccio si parte da un team dedicato al credito per la transizione energetica, che si confronta però con tutti gli altri colleghi della piattaforma che si occupano di investimenti azionari e di gestione patrimoniale. Riteniamo che questa sia una buona lente attraverso la quale vedere la nostra strategia di credito. Lavoriamo anche con la piattaforma di Nuveen, molto più ampia e con radicate competenze non solo nel credito ma anche, ad esempio, in ambito ESG. L’essere parte di Nuveen, ci permette una forte presenza locale in tutta Europa. Abbiamo costruito e finanziato alcuni dei più grandi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in Europa, tra cui la terza piattaforma per l'eolico in Italia; uno dei più grandi impianti fotovoltaici su tetto in Francia, uno dei primi cinque in Portogallo e uno dei primi tre in Italia sempre per il fotovoltaico, oltre che uno dei primi tre nel Regno Unito per le biomasse.
A quali tipi di transazioni mirate e dove vedete le opportunità?
C.V. Secondo il G20, c'è un fabbisogno di investimenti infrastrutturali pari a 5 trilioni di euro nei prossimi sette anni. La nostra strategia investe in prestiti primari e secondari, che sono necessari per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica dell'Europa. L'obiettivo dell'UE è quello di ottenere il 32% della produzione di energia primaria da fonti rinnovabili, e oggi questa percentuale è pari a circa il 20%. Inoltre, c'è un'altra opportunità derivante dal finanziamento di prestito secondario pari a 500 miliardi di euro e in continua crescita, che supporta la nostra strategia di investire in project finance primari e secondari nell'ambito della transizione energetica.
Quali sono i rendimenti e i diversi profili di rischio/rendimento che si possono trovare nel vostro approccio?
C.V. Nell'ambito della nostra strategia cerchiamo dei rendimenti simili a quelli del mercato azionario, ma con un livello di rischio simile all’investimento in prestiti senior primari e secondari. La strategia mira a ottenere un rendimento assoluto all'interno di un portafoglio creditizio di un investitore.
Qual è l'impatto dell'attuale scenario macroeconomico in tale ambito, ossia nel credito per l'energia verde?
C.V. Ci sono tre aree che influenzano il mercato: la sicurezza energetica, l'inflazione e l'aumento dei tassi d'interesse. La sicurezza energetica sta diventando sempre più una necessità, e questo significa che ci sarà una maggiore necessità di finanziamenti per la green economy e più opportunità di investimento. La nostra strategia fornisce anche un’efficace protezione contro l’inflazione, grazie all'anelasticità della domanda legata ai progetti infrastrutturali e ai flussi di cassa legati ai prezzi dell'energia per gli utenti finali. In questo contesto di aumento dei tassi di interesse, possiamo potenzialmente beneficiare di un aumento dei tassi, poiché la nostra strategia è a tasso variabile. Quindi l’aumento dei tassi di interesse dovrebbe essere in grado di aumentare il nostro flusso di cassa.
Come stanno rispondendo gli investitori istituzionali alla domanda di crediti verdi?
G.G. Sul fronte della domanda istituzionale assistiamo a una crescente domanda nei confronti di questa asset class, frutto della maggiore consapevolezza degli investitori nei confronti della transizione energetica ma anche della volontà di ricercare nuove fonti di alpha.
I prestiti per l’energia verde sono uno strumento essenziale per la crescita dell’energia pulita in Europa, e il sostegno degli investitori istituzionali è fondamentale perché permette agli sviluppatori e agli investitori di finanziare un maggiore numero di progetti senza dover ricorrere a forti impegni azionari. Oltre alla crescente domanda di crediti verdi, assistiamo anche a un incremento della domanda di investimenti in infrastrutture atte alla produzione di energia pulite e in capitale naturale, soprattutto quali timberland e farmland.
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