A pochi giorni dall’entrata in vigore delle disposizioni di Mifid II che impongono la raccolta delle preferenze degli investitori in termini di sostenibilità, diamo un’occhiata a come l’industria dei fondi si presenta su questo fronte.

 

La fotografia europea del risparmio gestito, condivisa qualche giorno fa mostrava che nel corso del primo semestre del 2022 l’industria aveva registrato deflussi per 185 miliardi di euro e che il patrimonio era passato da 15,3 trilioni di euro alla fine di dicembre 2021 a 13,3 trilioni di euro alla fine di giugno 2022.

Più in dettaglio, vediamo che 5,6 trilioni di euro, pari al 41,92%, del patrimonio complessivo in gestione è stato detenuto da fondi ESG, mentre 7,8 trilioni di euro, pari al 58,08%, sono stati detenuti da fondi tradizionali.

 

Ma che peso occupano i fondi ESG sul totale del patrimonio? Dallo studio pubblicato da Refinitiv emerge che la quota di patrimonio dei fondi comuni e gli ETF legati all'ESG (articolo 6 della SFDR) è pari a 0,4 trilioni di euro, mentre i prodotti articolo 8 sono 4,5 trilioni di euro e i fondi comuni ed ETF articolo 9 detengono una quota di 0,5 trilioni di euro.

In altre parole, l'80,08% del patrimonio gestito in prodotti ESG è investito in prodotti classificati dall'articolo 8 della SFDR, mentre l'8,08% del patrimonio gestito è investito in prodotti classificati dall'articolo 9; il 6,51% è classificato come articolo 6 e il 5,04% non è classificato.

Inoltre c’è un altro aspetto importante da sottolineare, ossia che i fondi a gestione attiva detengano la maggior parte degli asset gestiti in prodotti ESG. Questo perché le strategie di investimento sostenibile sono considerate dagli investitori europei un habitat naturale per i gestori attivi. Più in dettaglio, il patrimonio in gestione dei fondi gestiti attivamente in fondi ESG rappresentano 4,9 trilioni di euro, mentre i fondi indicizzati ESG detengono 0,5 trilioni di euro di asset in gestione e gli ETF 0,2 trilioni di euro.

 

E a livello di flussi, invece, come si sono comportati? In generale, l'andamento complessivo dei flussi è stato un po' diverso per i prodotti ESG e per i loro omologhi tradizionali, in quanto i fondi tradizionali a lungo termine (-77,6 miliardi di euro) hanno subito deflussi, mentre i prodotti a lungo termine ESG (+21,8 miliardi di euro) hanno registrato afflussi.

Guardando più da vicino, i fondi misti (+34,6 miliardi di euro, di cui 6,2 miliardi in fondi tradizionali e 28,5 miliardi sui fondi ESG) sono la tipologia di asset con la più alta raccolta netta stimata per il 1° semestre 2022.

 

Un'analisi più approfondita dei flussi netti stimati nei prodotti ESG in base alla classificazione SFDR mostra che i fondi comuni e gli ETF ESG non classificati dall'SFDR hanno registrato i maggiori afflussi (+36,8 miliardi di euro) nel primo semestre del 2022. Sono seguiti dai fondi comuni e dagli ETF classificati come prodotti dell'articolo 9 (+17,0 miliardi di euro) e dai fondi comuni e dagli ETF classificati come prodotti dell'articolo 6 (+1 miliardo di euro), mentre i prodotti di cui all'articolo 8 (-107,2 miliardi di euro) hanno subito deflussi.

 

Secondo lo studio i deflussi dai fondi articolo 8 sarebbero imputabili al dibattito intorno al "greenwashing" e l'assenza di standard chiari per la classificazione dei fondi in base ai rispettivi articoli del SFDR, in quanto i prodotti articolo 8, rappresentano una sorta di via di mezzo, in quanto supportano i criteri ESG, ma non hanno un approccio d'investimento formalizzato.

E sebbene le strategie di investimento legate all'ESG siano considerate un habitat naturale per i gestori attivi, gli investitori europei hanno preferito i prodotti passivi nel primo semestre del 2022. Gli ETF (+22,4 miliardi di euro) sono stati la tipologia di prodotto più venduta per i prodotti ESG.