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Greenium, sempre più fattore chiave per i rendimenti sostenibili

4/22/2022 | Daniele Riosa

Agathe Foussard e Nelson Ribeirinho di Mirova (Natixis IM) spiegano che tra i principali catalizzatori dell’extra rendimento concesso dagli investitori ci sono “i tassi d'interesse positivi, la consacrazione da parte della tassonomia europea e lo sviluppo dei sustainability-linked bond”


“Il greenium, cioè l’extra rendimento che gli investitori concedono alle società che emettono un green bond rispetto al rendimento di un'obbligazione convenzionale con la stessa scadenza, è stato per lungo tempo percepito come un elemento volatile, ma alla fine è diventata un fattore chiave”. Agathe Foussard e Nelson Ribeirinho, portfolio manager di Mirova, affiliata di Natixis Investment Managers, spiegano che “rispetto all’anno scorso il greenium, che secondo noi è semplicemente legato a una discrepanza tra domanda e offerta, ha subito una flessione, ma rimane comunque esposto al contesto attuale, caratterizzato da un'elevata avversione a rischio e volatilità”.

Tra i principali catalizzatori per il greenium nel 2022, gli esperti citano “i tassi d'interesse positivi, la consacrazione da parte della tassonomia europea, lo sviluppo dei sustainability-linked bond da considerare veri e propri ‘rivali’ dei green bond e, infine, i rating aggiornati per gli indici e l'universo obbligazionario nel suo complesso. Oggi, il greenium si attesta intorno a 2,64 punti base come differenziale di rendimento (o credit spread), dopo essere sceso a 1,5 punti base a inizio anno. Crediamo che nel 2022 il greenium si attesterà intorno ai 2 punti base per il debito senior, e più precisamente a 5 punti base per il debito corporate senior (finanziari esclusi) e a 6 punti base escludendo utility, governativi e finanziari. Sembra naturale che i green bond emessi dalle utility o dalle banche mostrino un greenium più debole o addirittura neutro, poiché tutto il loro debito potrebbe diventare ‘verde’, e le banche non possono emettere sustainability-linked bond per ragioni normative”.

I recenti eventi, tra cui l'invasione dell'Ucraina, “hanno creato un contesto di avversione al rischio, causando l'allargamento degli spread di credito. In questo contesto sembra che le obbligazioni verdi e sostenibili tendano a comportarsi meglio (per esempio vadano meno incontro a sell-off), dimostrando una maggiore resilienza. Ciò è dovuto a varie ragioni: il profilo più difensivo mostrato dall'universo dei green bond, dalle loro caratteristiche di ‘impatto’ e dalla loro base di investitori, che si ritiene abbia un orizzonte di investimento più lungo”.

Gli analisti rilevano che “guardando al settore in cui opera l’emittente, le nostre aspettative sono confermate: il greenium tende a essere più basso dove le obbligazioni convenzionali sono in minoranza, sostituite dalle obbligazioni verdi. Tra questi settori figurano le utility e i finanziari. Le utility operano nel cuore della transizione energetica e ambientale e, strutturalmente, emettono un gran numero di green bonds. I finanziari, d'altra parte, hanno grandi esigenze di finanziamento, tra cui il finanziamento di molti asset verdi, spesso immobiliari. Coerentemente, i settori ciclici mostrano un greenium più elevato, ad esempio nei beni di consumo, ancora in una fase iniziale del mercato delle obbligazioni verdi”.

Ma la tendenza persisterà nel 2022? I gestori rispondono che “ogni anno si battono nuovi record. Dal 2012, il mercato è cresciuto a un ritmo medio annuo di 1,6 volte. Il 2021 ha confermato i trend osservati nel 2020 e ha visto l'emergere di nuovi modelli. In termini di dimensioni, le obbligazioni sostenibili e sociali (che combinano progetti sociali e verdi) ora ammontano ciascuna a oltre 350 miliardi di dollari. Sono stati registrati sviluppi interessanti in nuovi settori come ad esempio i ciclici. Le case automobilistiche e i loro fornitori stanno facendo emissioni in maniera periodica per finanziare la produzione di veicoli puliti. Anche il settore chimico si è aperto al mercato dei green bond. Ma l’ambito dove abbiamo visto la maggiore crescita in termini di volumi di emissione è quello dei sustainability-linked bond”.

Nel 2022, più emittenti con un rating migliore: possiamo aspettarci sia quantità sia qualità? “Quest'anno ci aspettiamo che i volumi di emissione di debito sostenibile continuino a crescere a un ritmo sostenuto (quasi 1.000 miliardi di dollari). L'Unione Europea è in testa, con i significativi programmi di emissione NextGenEU, per un totale di quasi 700 miliardi di euro. Inoltre, a luglio 2021, la Commissione europea ha presentato il suo pacchetto ‘Fit for 55’, una serie di misure volte a raggiungere entro il 2030 un taglio del 55% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Queste proposte hanno confermato l'intenzione dell'Europa di guidare la lotta al cambiamento climatico, sia in termini di tempi sia di implicazioni per differenti settori, con obiettivi che riguardano tutti i settori economici e devono essere raggiunti entro il 2030. La guerra in Ucraina ha inoltre messo in luce la necessità per l'Europa di diventare indipendente dalle importazioni di energia. L'8 marzo, la Commissione Europea ha delineato i piani per REPowerEU, un pacchetto progettato per porre fine alla dipendenza dell'Europa dai combustibili fossili russi ‘ben prima del 2030’. L'emissione del debito comune REPowerEU da parte dell'Unione Europea in formato verde sembra un'opzione ragionevole, dopo un acceso dibattito tra gli Stati membri”.

Gli economisti prevedono che “alcune asset class registreranno un forte recupero, altre si consolideranno, Nel 2022, ci aspettiamo un recupero importante non solo dei senior preferred green bond emessi dalle banche, ma anche dei loro covered bond (questi strumenti, considerati come paradisi sicuri, finanziano soprattutto la costruzione di edifici verdi). La prevista chiusura del programma Tltro III (una misura monetaria che riguarda prestiti pari a 1.310 milioni di euro concessi dalla Bce alle banche europee, a tassi preferenziali, e richiamabili a partire dalla metà del 2022) avrà implicazioni significative. Con le Banche Centrali che gradualmente stanno inasprendo le proprie politiche monetarie, i covered bond (più della metà dei quali ha rating AAA) e il debito bancario senior (spesso con un rating superiore alla A), probabilmente domineranno le emissioni di obbligazioni societarie poiché un numero crescente di Paesi, sia nuovi sia storici, emetteranno debito. A livello settoriale, ci aspettiamo anche che le società energetiche e le utility continuino a essere attive. Anche l'industria automobilistica e i suoi fornitori dovrebbero emettere notevoli quantità di debito”.

Quest'anno sarà un anno di cambiamenti per l'indice, tra cui: “un rating medio più elevato, con più rating A e superiori, ancora più finanziari e forse più obbligazioni a ‘reddito fisso’ (sovrani, sovranazionali, agenzie - e includiamo anche i covered bond) rispetto al credito (obbligazioni societarie). Di conseguenza, ci aspettiamo una convergenza tra indici Green Bond e gli indici Global Aggregate convenzionali".

Sustainability-linked bond: un piccolo dettaglio che può generare greenium? “La grande incognita dell’equazione greenium rimane legata alla crescita dei sustainability-linked bond, che lo scorso anno hanno inondato il mercato primario con emissioni che hanno superato i 100 miliardi di dollari. Attratti dalla natura flessibile di queste emissioni, dato che, almeno sulla carta, un emittente può definire con una certa flessibilità gli obiettivi/KPI, alcune società si stanno allontanando dalle obbligazioni green, da quelle sostenibili e sociali. Dopo tutto, ogni società può emettere con estrema facilità un sustainability-linked bond, cosa non scontata per un green bond”.

“La crescita di questa asset class - constatano i manager - avrà implicazioni chiave per il greenium. I settori che emettono grandi quantità di sustainability-linked bond rispetto ai green bond esacerberanno il greenium. Esempi sono i settori industriali (con l'eccezione dell'industria automobilistica, che non avrà problemi a tracciare il proprio CapEx "verde"), ma anche beni di consumo, farmaceutico e tecnologico, o le società con una leva operativa più debole, cioè con una quota molto più elevata di OpEx e costi variabili”.

“Questo - concludono Agathe Foussard e Nelson Ribeirinho di Mirova - è anche il caso del mercato high yield, dove pochi emittenti (tranne nei paesi emergenti) hanno emesso obbligazioni verdi, preferendo chiaramente i sustainability-linked bond”.

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