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11/22/2021 | Redazione Advisor
Le società di asset management stanno ponendo un'enfasi significativa sull’active ownership e sull’engagement, confermando l'importanza delle tematiche ESG. Come emerge dalla ESG Manager Survey 2021 di Russell Investments, nelle riunioni con il senior management delle società investite, il 90% dei gestori intervistati include le tematiche ESG, rispetto all’80% della survey del 2018, mentre il 35% affronta sempre questi temi nei vari incontri, rispetto al 21% del 2018.
La settima survey globale di Russell Investments ha analizzato le practice e le opinioni sulle tematiche ESG di 369 gestori patrimoniali, con 79.600 miliardi di dollari in gestione a livello globale in un'ampia gamma di classi di attività (tra cui azioni, reddito fisso, attività reali e mercati privati), per valutare gli atteggiamenti verso l'investimento responsabile e come gli asset manager stiano integrando i fattori ESG nei propri processi di investimento.
I partecipanti alla survey hanno dichiarato che il tema in assoluto più discusso con i propri clienti è quello relativo al rischio climatico/ambientale (60%), seguito da diversità e inclusione/questioni sociali (20%). Il rischio climatico/questioni ambientali sono la priorità in termini di engagement con clienti a livello globale e in tutte le singole regioni, valido per il 97% degli intervistati nell'Europa continentale.
In linea con gli anni precedenti, i gestori continuano a classificare la governance (80%) come il fattore ESG che più influenza le proprie decisioni di investimento, riflettendo l'importanza del management nel creare valore a lungo termine per una società, indipendentemente dal settore di appartenenza. Le tematiche ambientali sono aumentate negli ultimi quattro anni, passando dal 5% al 14%. Questo forte aumento riflette la maggiore attenzione al rischio climatico, così come l'impatto delle regolamentazioni, ed è principalmente attribuibile ai gestori dell'Europa continentale, dove il 30% di essi ha indicato questo fattore (rispetto al 4% nel 2018).
L’aspetto sociale è ancora in ritardo, in linea con i risultati della survey 2020, e si attesta al 6%. Anche se questioni come inclusione e diversità, disponibilità di assistenza sanitaria e alloggi accessibili hanno ricevuto maggiore attenzione durante la pandemia, i fattori sociali sono più difficili da quantificare e le opportunità di investimento direttamente legate a questi aspetti sono molto limitate.
Le società di gestione includono sempre più considerazioni specifiche ESG nelle proprie attività d'investimento. Più dell'80% degli intervistati incorpora esplicitamente valutazioni qualitative o quantitative su fattori ESG nei propri processi d'investimento. Ciò si riflette nella misura in cui i fattori ESG ora influenzano le decisioni d'investimento, in particolare per quanto riguarda il rischio. Il 46% degli intervistati ha evidenziato il ruolo rilevante svolto da fattori ESG come il cambiamento climatico nella valutazione del potenziale rischio di un titolo (+11% rispetto al 2018), mentre il 29% ha evidenziato l'influenza delle considerazioni ESG nel guidare i ritorni positivi (+9% rispetto al 2018).
Quasi tutte le aree geografiche esaminate dalla survey di Russell Investments hanno mostrato notevoli miglioramenti del livello con cui le considerazioni ESG sono integrate nei processi di investimento. In particolare, il 100% dei gestori britannici intervistati ha dichiarato di integrare criteri ESG nei propri processi d'investimento, un aumento del 13% rispetto al 2020. L'Europa continentale è rimasta stabile, con il 97% dei gestori che integrano le pratiche ESG nei processi d'investimento, mentre negli Stati Uniti il livello è passato dal 67% del 2019 all’82% del 2021.
Guardando al modo in cui le società di gestione sviluppano le proprie valutazioni sulle tematiche ESG, dai risultati della survey emerge che aumenta il ricorso ad analisi interne. Il 55% degli intervistati si affida principalmente a dati quantitativi prodotti internamente, in aumento rispetto al 40% del 2019, ma utilizza anche fornitori terzi di dati ESG per avere input aggiuntivi. Per contro, l’affidamento esclusivo a metriche ESG prodotte internamente è sceso ad appena il 6%, rispetto al 14% del 2019, mentre solo il 10% fa ricorso esclusivo a fornitori terzi. Questo indica che un numero crescente di gestori utilizza fornitori terzi di dati ESG, pur conducendo le proprie analisi come driver principale. La survey mostra inoltre che molte società di gestione si avvalgono di più fornitori di dati ESG, suggerendo che i gestori ritengono importante avere un'ampia gamma di input su queste tematiche.
I risultati della survey mostrano che lo screening è uno degli strumenti più utilizzati per attuare una politica di investimento responsabile. Il criterio più diffuso, con il 47% (rispetto al 43% del 2020), è lo screening negativo basato su valori o etica, ad esempio l’esclusione di tabacco, gioco d'azzardo, armi o combustibili fossili, seguito dallo screening delle controversie basato su norme, ad esempio il Global Compact delle Nazioni Unite con il 27% (rispetto al 17% del 2020). Lo screening positivo, secondo un approccio best-in-class, è adottato dal 29% degli intervistati (rispetto al 12% del 2020).
L'integrazione dei fattori ESG sta apparentemente toccando il picco a livello globale e i professionisti dell'investimento specializzati in investimenti sostenibili e responsabili sono molto richiesti. Le società di gestione hanno investito in risorse a livello globale, con notevoli aumenti nel numero di professionisti dedicati quasi esclusivamente alle questioni ESG. Il 55% degli intervistati a livello globale dispone di risorse ESG dedicate, rispetto al 43% dell'anno precedente, percentuale che passa all’88% per l’Europa. Nel complesso, l'indagine annuale rivela che un numero crescente di società sta aumentando attivamente i propri sforzi rispetto alle iniziative ESG e aggiungendo risorse dedicate agli investimenti responsabili, in particolare quelle con maggiori patrimoni in gestione.
I risultati mostrano che dei 369 partecipanti al sondaggio, l'80% è firmatario dei Principi di Investimento Responsabile (Pri) delle Nazioni Unite, in aumento del 17% negli ultimi quattro anni. Tra le altre iniziative, si segnalano il sostegno alla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (Tcfd), la collaborazione con Cdp (ex Carbon Disclosure Project) e Climate Action 100+. La Net Zero Asset Managers Initiative sta rapidamente guadagnando rilevanza.
Yoshie Phillips, direttore della ricerca sugli investimenti - Global Fixed Income di Russell Investments, sottolinea che “l'integrazione delle tematiche ESG nelle pratiche di investimento e di business dell'asset management ha continuato a evolversi a un ritmo molto rapido, con valutazioni di materialità di lungo periodo che sono la considerazione chiave. I gestori stanno applicando analisi ESG più rigorose e cercano di essere più trasparenti. Rimangono tuttavia ancora molti progressi da fare, in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico, che sta definendo sempre più le agende ESG e si classifica come la principale preoccupazione tra i clienti".
Jihan Diolosa, head of responsible investing di Russell Investments, rileva come “nello studio dello scorso anno abbiamo notato che l'ESG non è più un elemento opzionale, ma piuttosto una parte essenziale del processo decisionale. I gestori hanno certamente preso seriamente questo aspetto, che si riflette nei miglioramenti registrati negli ultimi dodici mesi. Stiamo anche iniziando a vedere i potenziali inizi di un'evoluzione nel modo in cui i gestori stabiliscono le priorità, con diverse regioni, in particolare Europa continentale, che si concentrano sempre più sui fattori ambientali come risultato delle priorità stabilite dai loro clienti. Con il cambiamento climatico, in particolare, che si sta rivelando una questione così critica, i gestori dovranno dimostrare una chiara attenzione e sforzi attivi per apportare miglioramenti in questo settore o rischiano di restare indietro".
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