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Cinque proposte concrete per il post COP26

11/18/2021 | Redazione Advisor

I paesi di tutto il mondo riconoscono la necessità di agire con più decisione per combattere la crisi climatica. Ecco la wish list di UBP per il prossimo futuro


I risultati finali della COP26 possono essere descritti come una serie di compromessi costruttivi, che, nonostante tutto, inviano un segnale positivo: i paesi di tutto il mondo riconoscono la necessità di agire con più decisione per combattere la crisi climatica. Rupert Welchman, impact equity portfolio manager di Union Bancaire Privée (UBP), individua delle proposte concrete per il prossimo futuro.

 

1. Progressi tangibili sui Contributi determinati a livello nazionale (NDC) stabiliti nell'accordo di Parigi, compresa la pubblicazione di piani più dettagliati sugli obiettivi 2030 e sul loro raggiungimento. I paesi del G20 sono responsabili di tre quarti delle emissioni globali di gas serra, ma la maggior parte dei piani climatici annunciati sono solo "miglioramenti" agli NDC esistenti e spesso soggetti a peculiarità nazionali. Al momento, entro il 2030 le emissioni che ne derivano aumenterebbero ancora del 43% rispetto al 2010 – un dato lontanissimo dalla riduzione del 45% necessaria per raggiungere l'obiettivo di 1,5°C. Inoltre, resta da capire come si raggiungerà questo traguardo.

 

2. Un aumento del numero di entità ad alte emissioni, come paesi e industrie, che si impegnano a raggiungere emissioni net-zero. Finora, gli obiettivi aziendali e non governativi hanno usato metodologie diverse per raggiungere scopi differenti. Ora abbiamo bisogno di una maggiore standardizzazione, per esempio tramite obiettivi scientifici. Vorremmo che le aziende fissassero più obiettivi fornendo anche i dettagli su come raggiungerli.

 

3. Sostegno finanziario ai paesi meno ricchi per la transizione delle infrastrutture energetiche: l’obiettivo è di 100 miliardi di dollari all'anno. Gran parte della responsabilità ricade sui paesi più ricchi, che consumano di più. Incentivi e aiuti agli investimenti aiuteranno i paesi a basso reddito a intraprendere il cammino verso la decarbonizzazione, evitando perdite di posti di lavoro che potrebbero invece verificarsi senza un sostegno finanziario.

 

4. Un ampliamento dei meccanismi di carbon pricing e trading. Il carbon pricing e più in generale i meccanismi di scambio comporteranno un costo nelle supply per chi non riesce a decarbonizzare le economie globali. Il prezzo attuale del carbonio nel mercato più grande del mondo (l'ETS dell'UE) è pari a circa 60 euro/tonnellata, ma l'AIE ha concluso che per arrivare a uno scenario “net zero” entro il 2050 il prezzo dovrà salire a 250 dollari/tonnellata nei paesi sviluppati e di 200 dollari/tonnellata in Cina, Brasile e Russia.

 

5. Auspicio generale che i politici possano superare gli interessi nazionali pregressi e la protezione dello status quo, e, così, evitino di provare a confondere il rapporto tra combustibili fossili, agricoltura e cambiamento climatico.

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