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10/10/2011 | marco.gementi
Da primi ad indicare segnali di sofferenza a primi a mostrare segnali di ripresa.
Stiamo parlando dei private equity; un recente studio ci sottolinea un aumento delle operazioni nei primi sei mesi di quest'anno di circa il 23% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
La bussola degli investimenti ha puntato verso i settori all'avanguardia come elettronica, energie alternative, biotecnologie ma da notare come il private equity si stia rivelando di primaria importanza anche nel settore delle infrastrutture, subentrando, ad esempio, alle partecipazioni degli enti pubblici in settori come quello del trasporto.
Ovviamente una contrazione della raccolta c'è stata, come un disinvestimento pari a 2,3 miliardi ma se consideriamo l'attuale situazione economica sono dati che passano quasi inosservati.
Con la stretta creditizia in atto, il private equity può essere un importante fonte di finanziamento alternativa rispetto al tradizionale debito bancario e in questa fase può svolgere un ruolo di sostegno per gli investimenti e lo sviluppo.
Inoltre, considerando l'ascesa dei private equity di piccoli operatori locali che investono in piccole e medie imprese con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, sarebbe opportuno favorire il fenomeno con provvedimenti normativi e regolamentari ad hoc che ne favoriscano l'effettiva operatività affinchè l'economia possa riprendere ossigeno.
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