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Outlook 2020: ripresa economica e azionario in recupero

11/25/2019 | Redazione Advisor

Linehan (T. Rowe Price): “Vi sono rischi elevati per il 2020 e una gamma molto ampia di esiti possibili, ma nel complesso ci aspettiamo rendimenti positivi”


Ripresa economica globale nel breve termine, nonostante il rallentamento di USA e Cina, possibile recupero dell’azionario internazionale rispetto all’equity statunitense, dove invece i rischi saranno più elevati, e opportunità nel debito high yield. Sono alcuni degli spunti sulle prospettive per il 2020 emersi durante il Global Market Outlook, conferenza stampa annuale organizzata a New York da T. Rowe Price. Diversi esperti della società sono intervenuti condividendo la propria view su economia globale, azionario USA e internazionale e obbligazionario globale.

Economia globale

Nel breve termine si prospetta una ripresa dell’economia globale, via via che diminuiscono i timori per il commercio globale e che si stabilizzano le economie manifatturiere. L’inflazione rimarrà contenuta a livello mondiale, rispetto ai target delle banche centrali, anche se in alcune aree aumenterà la pressione salariale. Per il 2020, il potenziale di rialzo della crescita globale resta tuttavia limitato e i rischi sono sbilanciati al ribasso.

Alan Levenson, capo economista per gli USA, ha commentato: “Mi aspetto che il prossimo anno l’impatto degli stimoli fiscali sarà neutrale nel complesso, anche se il margine per ulteriori tagli dei tassi varierà da economia a economia. L’inflazione nel complesso rimarrà ostinatamente ridotta, spianando la strada per una tendenza generale all’allentamento monetario. L’Europa sta affrontando fattori ciclici negativi per la domanda core, mentre l’economia statunitense dovrebbe rallentare nel corso del 2020. Con un’urbanizzazione che procede a ritmo più lento, il rallentamento economico in Cina è destinato a proseguire, anche se venisse meno la trade war. Inoltre, lo stimolo cinese resterà limitato, per contenere la crescita del debito nel Paese”.

Azionario USA 

Nonostante il mercato azionario USA abbia toccato nuovi massimi, gli investitori devono fare i conti con rischi più elevati e una maggiore incertezza geopolitica, dovuta non solo alla trade war, ma anche ad altri fattori come Brexit, l’instabilità in Medio Oriente, le proteste ad Hong Kong e le elezioni presidenziali in arrivo. D’altra parte, non vi sono segnali che le valutazioni siano diventate eccessive, essendo approssimativamente in linea con le medie storiche mondiali – salvo qualche eccezione, come le aree difensive del mercato. La diffusione di innovazione e automazione continuerà a creare vincitori e vinti in molti settori, tra cui healthcare, media, energia e internet.

John Linehan, chief investment officer, equity, e portfolio manager, ha commentato: “L’attuale fase rialzista del mercato è la più longeva della storia, ma non quella che ha messo a segno il rialzo più elevato. I mercati rialzisti generalmente non muoiono di ‘vecchiaia’, ma per una combinazione di fattori come un rallentamento economico, errori nelle politiche della Fed, incertezza normativa e politica e valutazioni eccessive. Vi sono rischi elevati per il 2020 e una gamma molto ampia di esiti possibili, ma nel complesso ci aspettiamo rendimenti positivi, con opportunità nei titoli non difensivi ad alto tasso di dividendi e nelle ‘platform company’ con prezzi attraenti”.

Azionario internazionale 

I mercati azionari internazionali hanno sottoperformato sistematicamente l’equity statunitense nell’ultimo decennio per una combinazione di elementi strutturali, forza del dollaro, disparità nelle valutazioni e fattori ciclici. Considerando che da 18 mesi è in corso una recessione del capex e da 8 mesi una correzione nelle scorte, che vanno a sommarsi all’impatto negativo della trade war e della Brexit, c’è ragione di credere che le aspettative di crescita e di inflazione abbiano ormai superato il punto di minimo e siano pronte a risalire.

Justin Thomson, chief investment officer, equity, e portfolio manager, ha commentato: “Le condizioni attuali del ciclo sono favorevoli per una sovraperformance dell’azionario internazionale. Gli effetti negativi della guerra commerciale USA-Cina e della Brexit hanno avuto un forte impatto sui mercati internazionali, ma ora è possibile che la situazione stia cambiando e che tali effetti lascino il posto a venti di coda positivi come l’incremento dell’innovazione nei mercati sviluppati ed emergenti, i modelli di governance più efficaci e le dinamiche demografiche più favorevoli negli emergenti. Vi è anche la possibilità che le valutazioni nell’azionario internazionale recuperino terreno”.

Obbligazionario globale 

Il contesto di rendimenti limitati o negativi rende più appetibili le aree dei mercati globali con income più elevato, specialmente se si considera il miglioramento della qualità nella composizione del segmento high yield. I bond HY e il debito emergente hanno generato solidi rendimenti aggiustati per il rischio nell’ultimo decennio e le obbligazioni core – come il debito investment grade statunitense – hanno registrato perdite annuali in appena 3 degli ultimi 40 anni. I rischi principali per il mercato sono le guerre commerciali, le incertezze politiche, l’inversione della curva dei rendimenti, un rallentamento globale più pronunciato del previsto, utili deludenti o un deterioramento della fiducia e della spesa dei business.

Mark Vaselkiv, chief investment officer, fixed income, e portfolio manager, ha commentato: “Anche se i rendimenti obbligazionari nel 2020 potrebbero essere più deboli rispetto al 2019, vale ancora la pena di mantenere un’allocazione significativa alle obbligazioni core nei portafogli. I tassi di default bassi e le lunghe scadenze sono segnali positivi per il credito, ma il mercato si sta dimostrando poco clemente nei confronti dei business più fragili, come le società energetiche che sono una componente così importante del mercato high yield. La duration rimane un’arma a doppio taglio: anche se non ci aspettiamo che i tassi salgano in modo significativo, anche un lieve aumento avrebbe un impatto negativo sulla performance dei bond”.

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