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Mobius: "Investitori, uomini di frontiera"

7/5/2012

Il guru di Franklin Templeton Emerging Markets Group sostiene che i mercati emergenti debbano essere sfruttati in termini di aziende e paesi. Ma la vera chance oggi è concentrata sui mercati di frontiera


 

Che Mark Mobius stia diventando un "uomo di frontiera"? Se lo domandano in molti, ipnotizzati dai tentativi dell'executive chairman di Franklin Templeton Emerging Markets Group di ricercare l'opportunità più vantaggiosa sul fronte investimenti. "E' vero, diverse avventure in termini di investimenti mi hanno portato verso i cosiddetti mercati di frontiera, che poi sarebbero i più piccoli e meno sviluppati 'parenti' dei mercati emergenti". Mobius, proprio su quei mercati (caratterizzati da minor liquidità) intravede grandi potenzialità, soprattutto per chi è intenzionato ad operare investimenti di lungo termine. Ma c'è un 'ma'. Occorre essere più pazienti del solito, mostrare perseveranza. "Qualche decennio fa - spiega Mobius - Cina e India erano considerati mercati di frontiera, e quando ho iniziato la mia professione il Giappone era considerato un mercato emergente. Quindi, potete notare come la progressione dell'economia e lo sviluppo del mercato spesso vadano a braccetto".

 
Secondo Mobius, gli investitori non hanno coscienza del fatto che negli ultimi anni, nei dieci paesi a crescita più sostenuta, nove erano mercati di frontiera (l'altro era la Cina). Di questi paesi, sei di loro erano africani. Inoltre, "se si guarda a un fondo che investe su mercati di frontiera e a un fondo standard di mercati emergenti, il primo risulta piuttosto variegato, i paesi sono molto diversi fra loro, molto di più di quelli presenti nel fondo standard dei mercati emergenti. Possiamo contare su paesi africani, come Nigeria e Kenya, assieme a economie come Vietnam, Kazakistan, Ucraina".
 

Stando a quanto afferma Mobius, le opportunità messe sul tavolo dai paesi di frontiera non sono da sottovalutare, soprattutto se si guarda alla percentuale di esportazioni dei mercati emergenti verso l’Europa, che è diminuita drasticamente. Da un'altra prospettiva, "se le imprese europee devono vendere le loro attività per rafforzare i propri bilanci, questo offre un vantaggio alle società dei mercati emergenti per acquistare queste attività. È interessante sapere che le imprese emergenti hanno parecchia liquidità e che i paesi in via di sviluppo possono contare su grandi riserve di valuta estera".

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