L'industria dei fondi comuni aperti ha raggiunto il suo massimo splendore nel mese di giugno del 2007. Alla fine del secondo semestre di quell'anno il settore poteva contare su un patrimonio totale gestito nei soli fondi comuni pari a 663,101 miliardi di euro. Di questi oltre il 50% era investito in fondi di diritto italiano: 338,94 miliardi contro i 324,158 degli esteri. 

 

Da allora l'industria ha iniziato a registrare una continuo e costante frenata che ha raggiunto il suo punto più basso nel mese di marzo del 2009: in meno di due anni il patrimonio dei fondi comuni aperti si è ridotto di oltre 282 miliardi di euro, un calo superiore ai 42 punti percentuali, stabilizzandosi a quota 380,99 miliardi. Da allora il settore ha cercato di recuperare terreno ma non è ancora riuscito a superare saldamente i 460 miliardi di euro. Oggi i fondi comuni aperti vantano un patrimonio totale gestito pari a 459,57 miliardi, ben 203 miliardi in meno rispetto a quattro anni fa, ma in crescita di circa 78 miliardi rispetto al mese di marzo del 2009. 

 

Marzo 2009 si è rivelato, secondo i dati Assogestioni, un vero e proprio punto di svolta per l'industria dei fondi comuni. Se fino a quel momento gli strumenti di diritto italiano potevano ancora vantare un primato grazie a un patrimonio superiore ai 200 miliardi contro i 180 miliardi degli Oicr domiciliati al di fuori dell'Italia, da aprile 2009 è avvenuto il lento ma graduale sorpasso da parte di questi ultimi. In due anni i fondi esteri hanno visto il patrimonio crescere di oltre 100 miliardi di euro, mentre quelli nostrani hanno registrato un crollo degli asset passando in 24 mesi da quota 211,7 miliardi agli attuali 176,83 miliardi.