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4/15/2020 | Redazione Advisor
“Dipende da molti fattori, ma credo che una raccolta dai 3 ai 5 miliardi l'anno sia possibile e più che sufficiente ad assegnare un valore strutturale a questo tipo di strumento. Che è stato pensato prima dell'emergenza Coronavirus e intende avere un ruolo anche una volta che sarà superata. Trai punti qualificanti c'è l'incentivo fiscale”. Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, in un’intervista a Il Sole 24 Ore rilancia i Pir alternativi come strumento per sostenere la ripresa economica dell’Italia.
“La nostra – prosegue Corcos - è una proposta che consente di dare un sostegno, reale e concreto, alle imprese e al tempo stesso di soddisfare la legittima aspirazione a un rendimento significativo. Sono strumenti che hanno come oggetto il segmento delle Pmi che era meno beneficiato dai Pir tradizionali, allargando anche a prestiti e crediti alle imprese. La possibilità di investire anche in forma indiretta può anche favorire la crescita di operatori specializzati sulle singole asset class, creando un importante effetto cascata, di cui potranno beneficiare tutti: i risparmiatori e le imprese anzitutto, ma anche i gestori e i promotori di ogni singola iniziativa”.
A chi si rivolge la vostra proposta? “A una clientela retail semi-professionale, che dispone di competenze abbastanza elevate da comprendere il significato di un investimento in un fondo chiuso che non consente una uscita in qualunque momento ma si pone in un orizzonte temporale di oltre cinque anni. Non sono pochi. Ma è la finestra necessaria per poter beneficiare dei ritorni che un fondo prevalentemente esposto su illiquidi può dare, investendo su private equity, venture capital, private debt e le altre filiere degli alternativi”.
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