Dossier: Consulenti (ex-promotori) ed Sgr vanno a nozze
7/22/2011 | Francesco D'Arco
Gli operatori esteri si sfidano sul terreno della consulenza finanziaria. La partnership con le reti non può limitarsi al semplice supporto commerciale
Dall'inizio dell'anno i deflussi del risparmio gestito italiano superano i 10 miliardi di euro. Anche a giugno (ultimo dato disponibile) l'industria dei fondi comuni ha dovuto fare i conti con una raccolta netta negativa pari a 3,09 miliardi di euro, una fuga che ha interessato tutte le tipologie di prodotto.
Azionari (-502 milioni), obbligazionari (-1.003), bilanciati (-273), fondi di liquidità (-1.024), flessibili (-256), fondi hedge (-40), nessuno ha chiuso il mese con il segno più. L'unica nota positiva, secondo i dati Assogestioni, riguarda alla fine del primo semestre i fondi di diritto estero che hanno chiuso con una raccolta pari a 4,53 miliardi, contro i -14,7 miliardi di euro degli strumenti di diritto italiano. Un trend, quest'ultimo, che si ripete sempre uguale ormai da anni.
Un vero e proprio dominio che si riflette anche a livello di singole società. Secondo la classifica di Assogestioni, alla fine del primo trimestre 2011 (il dato definitivo del semestre non è ancora disponibile, ndr), il podio per raccolta netta nei fondi aperti era dominato dalle società cross-border: Franklin Templeton, Pictet AM e Schroders hanno conquistato le prime tre posizioni rispettivamente con un saldo positivo per 1,79 miliardi, 466,6 milioni e 441,5 milioni di euro.
Al quarto posto si è vista la prima italiana, Generali, che ha chiuso con un saldo trimestrale pari a 386,2 milioni di euro.
È questa quindi la fotografia emersa dall'analisi dell'ultima mappa del risparmio gestito in Italia. Una mappa che effettivamente mostra il crescente interesse per le gestioni e, naturalmente, per i prodotti esteri (o esterovestiti). Mentre per quelli italiani sembra ormai rimasta una sola speranza: l’equiparazione fiscale. Ma a detta degli operatori del settore ci vorrà del tempo perché il nuovo regime fiscale abbia effetto a livello di migliori performance dei fondi di diritto italiano e da qui possa incidere sulle scelte di investimento dei risparmiatori.
Quindi, per il momento, non resta che assistere al dominio delle SGR estere che, forti dei numeri, non sembrano intenzionate ad assistere inermi a un eventuale ritorno degli operatori italiani. E per questo investono sempre più risorse sui rapporti di partnership con i loro principali clienti: le reti distributive. Un rapporto che, a detta degli operatori intervistati da ADVISOR, non può più limitarsi alla semplice offerta del prodotto di qualità, magari con un’elevata retrocessione a favore del consulente finanziario (ex-promotore finanziario). Oggi la qualità della SGR estera si misura anche, se non soprattutto, in base alla qualità del servizio di consulenza offerto ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari).
I supporti offerti dalle SGR estere alle reti non possono riguardare solo l’attività commerciale (il puro collocamento) ma devono prevedere sostegno e competenza anche sul fronte del marketing (servizio post-vendita, eventi, informativa utile per la consulenza al cliente finale...). È su questi elementi che oggi le SGR estere si sfidano. Il tutto a vantaggio di un aumento della qualità degli strumenti e dei servizi finanziari messi a disposizione della clientela finale.
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