A decretare il successo dei fondi flessibili e a cedola è arrivato anche l’ultimo quaderno di Assogestioni. Stando alla ricerca, intitolata “I sottoscrittori di fondi comuni italiani”, i primi dal 2006 si sono rapidamente diffusi come prodotti di asset allocation “completi”, tanto che oggi rappresentano la scelta principale del 24% dei sottoscrittori. I fondi obbligazionari, invece, hanno subito un’ulteriore impennata nell’ultimo biennio, grazie al crescente successo riscosso dai prodotti a cedola. Dopo un periodo in cui, nel corso degli anni, la partecipazione al mercato dei fondi si è quasi dimezzata, secondo quanto riportato nell’indagine, il totale stimato dei sottoscrittori di fondi comuni italiani nel 2013 ha di nuovo registrato un incremento portandosi a quota 5,6 milioni. 

 

Considerando la distribuzione del patrimonio, oltre mezzo milione di soggetti (il 10%) detiene più della metà del patrimonio complessivo, mentre il 30% dei sottoscrittori di importi più modesti (oltre un milione e mezzo di individui) investe al massimo circa 5.000 euro. La modalità di investimento preferita dal 70% degli investitori è il versamento unico (Pic), tuttavia nel corso degli anni il numero di sottoscrittori che ha fatto ricorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac) è cresciuto e rappresenta a fine 2013 il 20%. 

 

Passando all’identikit del sottoscrittore medio, secondo Assogestioni è maschio, 58 anni, benestante e residente nel Nord Italia. Analizzando la distribuzione geografica dei sottoscrittori, non si registrano cambiamenti: il 65% degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. Nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi bilanciati ha subito una progressiva erosione: a fine 2013, meno del 12% e del 3% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti.