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6/23/2021 | Daniele Riosa
“Lavoro in team, attenzione al mondo accademico e la normativa fiscale: questi i punti su cui stiamo lavorando per agevolare l'ingresso e la permanenza dei giovani nella professione di consulente finanziario”. Questo in sintesi è il piano d’azione messo a punto da Anasf per favorire l’accesso dei giovani alla professione. (LEGGI LO SPECIALE DI ADVISOR SU GIOVANI E RETI). Piano illustrato da Luigi Conte nel corso del videoforum organizzato da Il Sole 24 Ore.
Per il numero uno di Anasf “il tema giovani è un problema trasversale alle varie realtà occupazionali del nostro Paese. I giovani hanno bisogno di essere accompagnati nel loro percorso di crescita, non solo in quello lavorativo ma anche in quello personale”. Inoltre “il sistema Italia ha la necessità di sburocratizzare i processi. Così potremmo avvicinare maggiormente nuove leve”.
Conte ricorda che il rapporto tra università e CF rappresenta il principale snodo che permetterà di dare il giusto slancio alla professione e annuncia che “il corso universitario dedicato alla figura di consulente finanziario, promosso da Anasf e dall'Università di Teramo, darà quest'anno i primi professionisti laureati”.
Ma è il lavoro in team su cui insiste Conte. “Stiamo guardando con interesse sia a questo, sia alla preparazione accademica, non solo legata a temi tecnici ma anche antropologici, poiché i giovani dovranno sapere parlare con i clienti in maniera professionale e durevole, per sensibilizzarli a compiere scelte, senza indrottinarli. L’attività quotidiana del consulente in questo senso è importante”.
Certo, la strada da fare per incrementare il numero dei giovani consulenti è ancora lunga. Lo spiegava bene, Germana Martano, direttore generale Anasf, alla vigilia dell’edizione di aprile di ConsulenTia dedicata appunto alle giovani generazioni: “Parliamo di un settore, quello delle reti, che negli ultimi 20 anni ha affrontato diverse crisi dei mercati, l'ultima è quella legata alla pandemia, ma che continua a raccogliere risparmi e fiducia, perché siamo un Paese dove il risparmio esiste e perché la struttura delle reti di consulenza finanziaria funziona. Il paradosso è che non entrano a sufficienza giovani nella professione per un ricambio di quelli che la terminano”.
“Evidentemente - rilevava Martano - c'è una sorta di cortocircuito, è una professione ancora poco conosciuta e valorizzata. Uno dei principali freni è probabilmente rappresentato dalla difficoltà di un modello retributivo basato sulla retrocessione delle commissioni, che si fa fatica a gestire nei primi annidi attività quando si deve ancora costruire il proprio portafoglio di clienti. Su questo aspetto è necessario un ragionamento da parte dell'industria tutta, comprese le reti”.
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