L'esenzione dall'obbligo di opa concesso dalla Consob a Unipol nell'ambito del progetto di integrazione con il gruppo FonSai non cadrebbe nemmeno se in futuro un tribunale, in un'eventuale causa promossa dalla famiglia Ligresti, dovesse concedere agli ex azionisti di controllo il diritto di recesso. Così ha precisato la Consob nelle motivazioni della risposta al quesito presentato da Unipol, fermando così il tentativo della famiglia Ligresti di far saltare la vendita dell'ex galassia di famiglia alla compagnia bolognese.

La Commissione nota infatti che anche nel caso in cui la sussistenza del diritto di recesso "fosse, in un secondo momento, affermata dall'Autorità giurisdizionale, eventualmente adita dagli azionisti di riferimento di Premafin allo scopo di contrastare la posizione assunta" da Unipol e Premafin, ciò "non dovrebbe modificare le presenti conclusioni, posto che - in siffatta ipotesi - Unipol e Premafin avrebbero in ogni caso fatto quanto in loro poter per opporsi alla pretesa vantata dai precedenti azionisti di riferimento del gruppo assicurativo". E ciò, conclude la Consob, "sarebbe sufficiente per affermare l'insussistenza di accordi di segno opposto".

La scorsa settimana Paolo Ligresti, figlio dell'ingegnere di Paternò, alla vigila dl cda di Premafin chiamato a dare esecuzione all'aumento di capitale riserato al gruppo bolognese, si era detto pronto a esercitare il diritto di recesso con la sua Limbo, che possiede il 10% della holding Premafin, facendo scattare l'obbligo di opa per Unipol, che in tal caso si sarebbe ritirata.