Tempo di lettura: 2min
2/26/2024 | Daniele Barzaghi
La distanza tra Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, e gli attuali vertici dell’ABI, l’associazione dei banchieri italiani, è palese da almeno un anno: da quando il gruppo guidato da Carlo Messina ha revocato all’ente la delega di rappresentanza e da quando ha scavalcato l’associazione nell’atteso rinnovo del contratto dei bancari, mettendo a terra tutto il proprio peso di indirizzo dell’intero comparto bancario nazionale (sotto le sue insegne opera un terzo degli addetti italiani).
Ora che il board dell’ABI è in scadenza – a luglio – il gruppo sarebbe pronto a indicare l’ex numero uno di Compagnia Sanpaolo, Francesco Profumo (in foto), come candidato alla presidenza dell’associazione.
Lo scorso 6 febbraio, presentando i conti, Messina fu molto chiaro: “Stiamo nell’ABI a metà: ci restiamo se comandiamo, se no non ci stiamo. Contiamo per il 30% delle quote e siamo il key player. Come tale riteniamo che l’ABI abbia valore per noi se ci porta valore, non se ne porta alle banche piccole”.
La sponda perfetta potrebbe venire dalla concorrente UniCredit, seconda banca del Paese, con cui i rapporti – ogni tanto polemici – sono in una fase di distensione. Dopo il mandato di Antonio Patuelli, rinnovato in passato, sarebbe infatti il momento di una nomina espressione delle grandi banche, nella tradizionale logica di alternanza per dimensioni.
Per la nomina di Profumo sarebbero però necessari un passaggio intermedio, come segnala la Repubblica: dovrebbe essere nominato ai vertici di una capogruppo. Una nomina in una controllata (il quotidiano Gedi lo ipotizza, in maniera abbastanza difficile da immaginare, alla presidenza Fideuram al posto di Paolo Molesini) richiederebbe infatti una rilevante modifica dello statuto ABI.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie