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CDP non trova donne per il cda. E cambia lo statuto

7/9/2024

Dopo quattro rinvii e un mese e mezzo di negoziati l'istituto pubblico vuole eliminare la regola di una rappresentanza di “almeno due quinti con arrotondamento all’unità superiore” per il genere meno presente in consiglio


Cassa Depositi e Prestiti, che se non fosse pubblica sarebbe considerata per masse la terza banca commerciale italiana per masse davanti a Banco Bpm, ha un problema: in tutta Italia fatica a trovare donne da mettere in consiglio di amministratore per rispettare le quote minime di diversità di genere.

Dopo quattro rinvii e un mese e mezzo di negoziati, l'istituto posseduto all'83% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (da molti ritenuto funzionale ad agire sul mercato senza ricevere accuse di dirigismo statale) ha pensato a una soluzione sorprendente: modificare il proprio statuto; nello specifico ridurre le richieste dell'articolo 15.1 che prevede una rappresentanza di “almeno due quinti con arrotondamento all’unità superiore” per il genere meno presente in cda. In linea con le società quotate.

Per la banca guidata da Giovanni Gorno Tempini (in foto) il problema è partitico. A non trovare rappresentanti femminili per il consiglio di nove membri sono infatti le principali forze della maggioranza parlamentare.

 

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