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Crisi, la lettera a Bruxelles

10/26/2011

Una lettera a Bruxelles alla quale il premier affida comunque la speranza di passare il severo esame che subira' oggi al Consiglio dei capi di Stato e di governo dell'Unione


Una lettera a Bruxelles, lunga quattordici pagine. Con la quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non elenca nel dettaglio tutte le misure che il governo prendera' per rafforzare il risanamento dei conti pubblici, ma alla quale il premier affida comunque la speranza di passare il severo esame che subira' oggi al Consiglio dei capi di Stato e di governo dell'Unione. E' quanto scrive oggi il Corriere della Sera sottolineando come nella lettera ci sia la riposta su un solo impegno preciso: il rispetto dell'obiettivo dell'anticipo del pareggio di bilancio al 2013 deciso con le manovre della scorsa estate, costi quel che costi, se necessario anche con misure aggiuntive.

Sulla previdenza si afferma l'obiettivo dell'eta' pensionabile a 67 anni nel 2026, senza spiegare come. In pratica, il governo si sarebbe orientato ad anticipare, dal 2014 al 2012, il percorso di aumento graduale da 60 a 65 anni dell'eta' pensionabile delle donne del settore privato.

La lunghezza della missiva alla Commissione europea serve per ricordare tutti i provvedimenti gia' adottati dall'esecutivo con i decreti di luglio e agosto, che comportano una correzione dei conti pubblici del valore cumulato di 145 miliardi di euro nel quadriennio 2011-2014. Anche sul nodo delle pensioni, dove pure lo stesso Berlusconi si era esposto direttamente qualche giorno fa annunciando nuovi provvedimenti, si ricordano tutte le riforme fatte negli ultimi anni, che hanno ricevuto giudizi positivi dallo stesso esecutivo di Bruxelles e dall'Ocse, e si ritiene che questi provvedimenti garantiscano la sostenibilita' finanziaria del sistema. Un'orgogliosa rivendicazione delle riforme fatte e che diversi Paesi a cominciare la stessa Francia, che come noi conservano le pensioni di anzianita', non sono riusciti a fare.

Nella lettera Berlusconi illustra anche i capitoli sui quali il governo interverra' con il decreto sviluppo, anticipando novita' importanti rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi. Ci sarebbe una nuova stretta sul pubblico impiego, con l'obiettivo di ridurre il numero dei dipendenti pubblici, ricorrendo, se necessario, anche alla messa in mobilita'. Per il settore privato si accennerebbe invece a una revisione delle norme sui licenziamenti per motivi economici, con l'obiettivo di stabilire in questi casi un indennizzo del lavoratore, senza diritto al reintegro. Ci sono poi le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali e la riforma delle professioni, con l'abolizione delle tariffe minime. Tutte richieste, per inciso, sollecitate dalla Bce nella lettera di inizio agosto, e che finora erano rimaste inesaudite.

Grande importanza viene data anche al rilancio delle infrastrutture e alle norme di semplificazione. Per favorire la crescita si punta sull'aumento del tasso di occupazione, in particolare femminile, con i contratti agevolati di inserimento. Per i giovani si conferma la gia' annunciata riduzione dei contributi sull'apprendistato e si prevedono misure per frenare l'abuso dei contratti atipici e favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Per il Mezzogiorno e le aree sottoutilizzate ci sarebbe il credito di imposta sulle assunzioni.

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