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Pensioni, il governo alle ultime carte

10/25/2011

Sulle pensioni il Governo potrebbe giocarsi l'ultima carta, quella della riforma Maroni, con l'intento implicito di far convergere la Lega su un provvedimento firmato da un proprio ministro


Sulle pensioni il Governo potrebbe giocarsi l'ultima carta, quella della riforma Maroni, con l'intento implicito di far convergere la Lega su un provvedimento firmato da un proprio ministro, che innalza e blocca l'eta' minima per l'anzianita' a 62 anni piu' 35 di contributi fin dal 2012.

E' quanto scrive Repubblica che aggiunge come "la partita piu' grossa e' quella delle pensioni di anzianita' che potrebbero resistere ma in forma "ridotta". Ha preso corpo, in nottata, il ritorno alla legge Maroni, il cosiddetto "scalone" (abolito dal governo Prodi) in base al quale l'eta' pensionabile sale e si ferma a 62 anni piu' 35 di contributi (dunque "quota 97"). Un meccanismo, oggi previsto per il 2013, che sarebbe anticipato al 2012 per restare bloccato a questo livello. Non e' escluso che la norma preveda che anche chi ha 40 di contributi - oggetto di un forte contrasto nel governo - debba sottostare ai limiti anagrafici.

Piu' severo, ma qui la Lega si oppone, il meccanismo di "quota 100" nel 2015. Secondo questo progetto in quell'anno si potra' andare in pensione solo con 65 anni di eta' anagrafica e 35 di contributi, abolendo di fatto l'anzianita'. Per arrivarci - visto che nel 2012 la quota e' 96 (ovvero 60 anni piu' 36 di contributi) - il percorso potrebbe prevedere un aumento di dodici mesi all'anno in modo da anticipare "quota 97" al 2012 e via via fino ai 65 anni piu' 35 anni di contributi. Resta, anche in questo caso, il nodo dei 40 anni di contributi, che oggi rappresentano una sorta di certificato per la libera uscita (anche prima dei 60 anni di eta' anagrafica), ma che potrebbero restare impigliati nella nuova gabbia e sottostare anch'essi all'eta' anagrafica. L'operazione potrebbe portare a risparmi di 1,7 miliardi l'anno.

L'altra ipotesi, piu' "soft", resta quella di lasciare invariata l'attuale "quota 96" e introdurre un meccanismo, originario della riforma Dini, in base al quale sarebbero previste penalizzazioni per chi lascia e premi per chi resta in base alla filosofia del sistema contributivo.

Sempre in campo l'idea dell'adeguamento dell'eta' di vecchiaia delle donne nel settore privato (adesso a 60 anni a fronte dei 65 anni degli uomini e dei 61 delle donne del pubblico che nel 2012 andranno direttamente a 65). E' previsto al momento un adeguamento molto "soft" tra il 2014 e il 2026 e si potrebbe decidere di accelerare: lo scalone a 65 anni nel 2012 per le donne del privato porterebbe secondo alcuni calcoli dei tecnici 3,5 miliardi di risparmi nel triennio 2013-2015.

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