Non è bastata la presenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a far passare l'articolo 1 del disegno di legge sull'assestamento del bilancio 2010.

 

Il Rendiconto generale dello Stato è il provvedimento attraverso cui il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, rende conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. Si tratta di un obbligo costituzionale. Le regole per redigere il Rendiconto sono contenute nella legge sulla contabilità pubblica del 2009, che ha riformato tutta la materia. Il Rendiconto dunque non è altro che la fotografia del bilancio a consuntivo. E' praticamente impossibile respingerlo o modificarlo, perché i dati sono quelli, pertanto la sua bocciatura può essere solo un segnale politico. 

 

I presenti riferiscono di un Berlusconi allibito, mentre in Aula si alzavano le urla con le richieste di dimissioni dai banchi dell'opposizione. Alla votazione non ha preso parte il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nonostante fosse presente a Montecitorio, scatenando la reazione dei parlamentari del Pdl.

 

Silvio Berlusconi "prenda atto che la sua maggioranza non c'è più" ha detto il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini. Per Italo Bocchino, vice presidente di Fli, "il Governo dimostra ogni giorno di più di non avere i numeri per andare avanti".

 

Non è mancato il commento del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che si è rivolto al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, chiedendo che ponga fine al Governo, perché il voto è "un atto politico uguale alla sfiducia del Parlamento nei confronti di questo Governo".