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Bankitalia: cresce la disoccupazione

1/18/2011

In Italia l'occupazione ancora non riparte e mostra una riduzione che risulta ''piu' marcata per i giovani''. Nei prossimi due anni crescita limitata per il nostro Pil.


 

L'occupazione ancora non riparte in Italia e mostra una riduzione che risulta ''piu' marcata per i giovani'', mentre le previsioni di bassa crescita per i prossimi due anni dipingono uno scenario senza ''una robusta ripresa dell'occupazione''.

E' quanto scrive la Banca d'Italia nel bollettino economico secondo cui ''l'occupazione ha continuato a ridursi nel terzo trimestre, pur lievemente''.

L'istituto centrale segnala inoltre come a causa del lento recupero del Pil a livelli pre-crisi ''le imprese privilegiano forme contrattuali piu' flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno''. 

Restano basse le previsioni di crescita dell'economia italiana stilate dalla Banca d'Italia.

Nel nostro paese ''il Pil manterrebbe sia nel 2011 sia nel 2012 il basso ritmo di crescita dell'anno passato, intorno all'1%'', inferiore quindi alle stime dell'area euro (+1,5%) e sostenuto principalmente dall'export, mentre i consumi interni resterebbero al palo. 

Secondo Via Nazionale il debito e' salito (da 116 a 119% del Pil), seppure in maniera ''inferiore a quello stimato per il complesso dei paesi dell'area Euro'' e con una contropartita dell'aumento delle disponibilita' liquide che il Tesoro detiene presso la Banca d'Italia.

Per il triennio 2011-2013, ricorda l'istituto centrale, la Decisione di Finanza Pubblica (Dfp) ''prevede un ulteriore graduale miglioramento dell'indebitamento netto, per effetto della manovra triennale varata alla fine di maggio dello scorso anno''.

Le previsioni, che coincidono con gli obiettivi del governo, indicano per il 2011 un debito al 119,2% del Pil, che scenderebbe a 117,5 nel 2012 e quindi al 115,2 nel 2013, arrivando a quella data a un indebitamento netto del 2,2% a fronte del 5% di quest'anno. 

Faro della crescita, in Europa, la Germania.

Molti paesi, specialmente quelli  ''maggiormente coinvolti nella crisi del debito sovrano'' mostrano invece, ancora uno scenario di recessione.

 

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