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Clessidra, possibile aumento in Bpm

9/30/2011

Il fondo Clessidra valuta l'aumento Bpm


C'è un terzo fondo di private equity disposto a investire fino a 200 milioni nel capitale della Banca Popolare di Milano. Dopo il tentativo della Sator di Matteo Arpe, e quello tuttora in corso da parte della Investindustrial di Andrea Bonomi concordata con i sindacati interni di Piazza Meda, ora spunta anche il fondo Clessidra guidato da Claudio Sposito. Il private equity di diritto italiano, stando alle indiscrezioni, sarebbe stato contattato dal consorzio di garanzia guidato da Mediobanca per l'aumento di capitale da 800 milioni.

E avrebbe dato disponibilità a valutare l'investimento. Un interesse non concordato né con Bonomi, né tantomeno con i sindacati interni alla Bpm. Ma che certo non si prefigura come ostile al management di Piazza Meda guidato da Enzo Chiesa, di cui Clessidra è già partner – insieme a Mps – nella società di asset management Prima Sgr. Anche nel caso di Clessidra, come per Mediobanca che ha la responsabilità del classamento delle nuove azioni sul mercato, l'essenziale è che la nuova governance di Bpm segni una svolta netta nella gestione dell'istituto. Con un consiglio di gestione composto da manager svincolati, per curriculum ed esperienze professionali, da ogni "targa" sindacale. Solo un cdg con pieni poteri gestionali potrà rimuovere le vecchie pratiche interne di lottizzazione sindacale delle promozioni, da sempre imposte al vertice dell'istituto.

A dire se il nuovo statuto – approvato martedì notte dal cda della Bpm – segni davvero una riforma accettabile, dovrà essere ora la Banca d'Italia, arbitro unico della complessa partita politico-finanziaria-sindacale che si sta giocando su Bpm. Che, nel caso dovesse giudicare la riforma insufficiente, potrebbe decidere di «sterilizzare» i diritti di voto dei dipendenti-soci in assemblea (ai sensi dell'articolo 20 del Tub, in caso di pregiudizio alla sana e prudente gestione). Facendo, di fatto, diventare maggioranza l'attuale minoranza dei soci-non dipendenti guidati da Giorgio Lonardi.

Peraltro le modifiche che saranno apportate eventualmente da Via Nazionale al testo del nuovo statuto saranno insindacabili. «Ci siamo impegnati al massimo e pensiamo di aver soddisfatto le richieste di Bankitalia» ha spiegato ieri Massimo Ponzellini, presidente di Bpm, aggiungendo sulla sua eventuale conferma in occasione della prossima assemblea del 22 ottobre: «ci sarà un'assemblea a breve, l'assemblea deciderà: non spetta a me dirlo ma agli azionisti». Ambienti vicini alla banca, invece, danno per certo, al momento, il ruolo che giocherà l'attuale direttore generale Enzo Chiesa, atteso alla guida del gruppo in qualità di consigliere delegato. Nel caso poi a spuntarla fosse Bonomi, quest'ultimo avrebbe la presidenza del cdg e accanto a lui siederebbero anche Dante Razzano e David Croff oltre a un membro indicato dalle minoranze.

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