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9/30/2011
Potrebbe tornare ad allargarsi la rosa dei candidati alla guida della Banca d'Italia, a solo un mese dal passaggio del governatore Mario Draghi alla presidenza della Bce. Quando insomma i giochi dovrebbero essere chiusi da un pezzo e l'Europa ha riflettori puntati sulle scelte di politica economica del governo, rischia di riaprirsi la partita della successione a Palazzo Koch. «I candidati possono essere più di due» ha ammesso l'esponente leghista Massimo Corsaro, preceduto dal capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni per il quale «il nodo della nomina esiste»
LORENZO BINI SMAGHI - È rientrato così in corsa Lorenzo Bini Smaghi, 56 anni, economista fiorentino, il componente del direttivo della Bce costretto suo malgrado a lasciare l'Eurotower per onorare gli impegni con la Francia che con l'uscita del numero Jean-Claude Trichet perde il suo unico rappresentante e far posto a un altro italiano, lo stesso Draghi. Si fa anche il nome del vicedirettore generale di via Nazionale Ignazio Visco, 63 anni. La speranza è che più candidature permettano di superare la contesa tra Fabrizio Saccomanni, 69 anni, direttore generale della Banca d'Italia indicato da Draghi (preoccupato di preservare indipendenza e autonomia dell'Istituto) e Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro sostenuto dal ministro Giulio Tremonti con l'appoggio del Carroccio. La Lega vuole Grilli «perchè è di Milano» ha affermato Umberto Bossi nell'incredulità generale. Berlusconi preferisce Saccomanni perchè non è il candidato di Tremonti, si sostiene anche nelle ultime ore.
ANNA MARIA TARANTOLA - Chissà se non sono solo chiacchiere le ipotesi di far salire il capo della Vigilanza, Anna Maria Tarantola, quinto componente del massimo vertice di via Nazionale, prima donna a ricoprire la carica più alta del mondo bancario, come sostenuto in una nota dalla Fondazione Bellisario, «il candidato giusto a Governatore . Se competenza e autonomia sono i criteri che devono certamente guidare la scelta, la sua candidatura li soddisferebbe tutti, con il valore aggiunto in termini di pari opportunità che non guasta mai in un Paese democratico».
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