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9/23/2011 | Marco Gementi
Le brutte notizie erano gia' cominciate nella serata di mercoledi', con l'avvertimento della Fed, lanciato al termine della riunione del Fomc, sui "significativi rischi" a cui e' soggetta la ripresa dell'economia americana.
Poi, nella mattinata di ieri, la notizia di previsioni negative sulla produzione industriale in Cina, a causa del desiderio delle autorita' di mettere sotto controllo la dinamica dei prezzi, accompagnata dai timori di Credit Suisse sulla solidita' finanziaria dei maggiori operatori immobiliari del Paese, hanno aumentato i timori circa uno scoppio della bolla immobiliare nel gigante asiatico. Tanto che l'indice borsistico di Hong Kong ha chiuso in negativo del 4,9%.
La carrellata di brutte notizie e' poi proseguita con l'annuncio che nell'Eurozona le aspettative delle imprese manifatturiere e dei servizi sono scese al livello piu' basso dal luglio 2009, anno di pesante recessione. Il cocktail micidiale e' stato somministrato a piazze finanziarie gia' molto provate dall'incertezza sulle prospettive del debito della Grecia e dal downgrade di Standard & Poor's nei confronti delle banche italiane e dal taglio di Moody's al rating dei tre dei maggiori istituti di credito americani.
Risultato: borse mondiali in perdita di molti punti percentuali.
Che stavolta non si sia trattato del solito effetto-Grecia, che tende a penalizzare soprattutto le banche, e' dimostrato dal fatto che ieri alcuni mercati dove e' forte l'incidenza dei titoli finanziari, come Milano e Madrid, hanno ceduto rispettivamente il 4,5 e il 4,6% e hanno sofferto meno di Francoforte (-4,7)% e Londra (-5%), la cui capitalizzazione e' piu' uniformemente distribuita tra i vari settori.
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