Tempo di lettura: 2min
8/31/2011
A sostenere i corsi del greggio, assieme a quelli delle benzine e del gasolio da riscaldamento, è ancora il clima avverso negli Stati Uniti, e in particolare sulla costa orientale colpita dal passaggio dell'uragano (poi declassato a tropical storm) Irene.
Le raffinerie stanno riaprendo ma gli effetti sul mercato continuano a sentirsi. E ora trader e meteorologhi guardano con attenzione l'evolversi di Katia, ora al largo della Florida – altro tropical storm che potrebbe diventare uragano. Oggi comunque si dovrebbe avere un'idea più precisa sulla direzione dei prezzi grazie al rilascio delle statistiche sugli stock americani di greggio e derivati (si prevede un aumento delle scorte petrolio, complici il rallentamento dell'attività di raffinazione dovuta al maltempo).
Ieri a catalizzare l'attenzione dei mercati sono state anche altre notizie giunte dal fronte dell'offerta. L'Opec infatti sta aprendo i rubinetti. La produzione dei dodici parsi membri dell'Organizzazione dovrebbe salire in agosto a quota 30,15 milioni di barili al giorno (mbg), contro i 30,15 mbg del mese precedente, sull'onda delle maggiori estrazioni soprattutto in Nigeria e Arabia Saudita e a qualche altro Paese del Golfo. Questi aumenti produttivi sono stati decisi unilateralmente dopo che durante l'ultimo meeting Opec Iran e Venezuela avevano bloccato la proposta saudita di altra il tetto produttivo dell'organizzazione.
Ora come ora «il mercato appare ben rifornito – hanno commentato analisti del Credit Agricole –. sembra proprio che l'Arabia Saudita stia continuando a produrre a livelli elevati». In effetti un livello simile, per l'offerta Opec, non si vedeva da circa tre anni, ossia prima che l'Organizzazione stessa iniziasse a ridurre progressivamente la produzione per fronteggiare segnali di recessione economica.
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione
Abbonati a prezzi speciali. La rivista sul tuo desk in ufficio
Scopri le categorie