L'aumento di capitale che verrà è stato l'amuleto della Banca Popolare di Milano in quest'estate di volatilità e forti ribassi per gli istituti di credito. Il gruppo guidato da Massimo Ponzellini non solo ha retto agli scossoni di Piazza Affari, ma da inizio agosto ha addirittura un saldo positivo del 9,68 per cento. Nella sola giornata di ieri ha guadagnato il 4,61% terminando a 1,655 euro per azione.

Ora è arrivato il momento, per il management, di giocare la carta che si è tenuto in serbo. Giovedì prossimo, in occasione della riunione del consiglio di amministrazione per l'approvazione della semestrale, è previsto all'ordine del giorno anche l'esercizio della delega dell'assemblea dei soci del 25 luglio scorso per un aumento di capitale fino a 1,2 miliardi di euro.

Tutto come previsto, quindi, se non fosse che la tempesta perfetta abbattutasi sui mercati finanziari quest'estate non ha creato il clima ideale per tornare sul mercato a chiedere nuovi investimenti. Soprattutto se a farlo è una banca. E gli istituti del consorzio di garanzia dell'aumento di capitale lo sanno bene, tanto che, secondo alcune indiscrezioni, starebbero esprimendo cautela e preferirebbero si andasse verso un rinvio a tempi migliori. Certo a decidere dovranno essere i vertici di Bpm, ma non potranno non tener conto anche dei consigli degli advisor capitanati da Mediobanca, global coordinator e book runner dell'aumento di capitale con Banca Akros. Della partita, poi, saranno tutte banche straniere: Barclays, Rbs, Société Génerale, Santander, Ing, Credit Suisse, Bnp Paribas e Nomura. Gruppi che hanno il polso della situazione su quanto si sta muovendo sui mercati internazionale.

Se si andrà verso una stabilizzazione del mercato e quindi i vertici della banca procederanno verso la ricapitalizzazione, non dovrebbe essere previsto a breve un nuovo incontro con i vertici di Banca d'Italia. Nel caso in cui, invece, il presidente Ponzellini e il direttore generale Enzo Chiesa dovessero prendere in considerazione l'ipotesi di rimandare la ricapitalizzazione ad un momento di mercato che garantisca maggiore tranquillità, allora potrebbe esserci un nuovo incontro con Via Nazionale prima del board del 13 settembre per capire se ci sono i presupposti per un rinvio. Al momento, però, nulla è stato ancora fissato con Banca d'Italia.

L'autunno, comunque, si preannuncia impegnativo per la banca che entro dicembre dovrà anche trovare la quadra per la revisione della governance riaffrontando, quindi, anche il nodo dell'aumento delle deleghe da tre a cinque bocciato a fine luglio dall'assemblea degli azionisti e caldeggiato invece da Banca d'Italia. Sul piano industriale, poi, Bpm sarà impegnata anche nel recupero di efficienza e nell'innovazione con interventi destinati a razionalizzare i processi e le strutture delle banche commerciali del gruppo. In quest'ambito rientra la creazione della «banca del territorio» attraverso la fusione della Cassa di Risparmio di Alessandria nella Banca di Legnano.

L'operazione porterà a sinergie di costo a regime pari a circa 13 milioni di euro tra spese del personale e spese amministrative.
Più in generale, il piano industriale approvato a fine luglio prevede una crescita annua dell'8% per la raccolta e del 4% degli impieghi da qui al 2013, utile netto al 2015 a quota 394 milioni dai 106 milioni attuali e cost/income in calo dal 77,5% al 56 per cento. L'istituto, inoltre, si pone come target un Core Tier 1 al 9,9% e un Total Capital Ratio al 13,2% non considerando la distribuzione del dividendo straordinario nel caso verranno meno i requisiti prudenziali temporanei imposti da Banca d'Italia. Nel periodo è stimato un pay-out al 45% con la distribuzione di circa un miliardo di dividendi.