Tempo di lettura: 2min

Libia, gli affari italiani

8/24/2011

Giovedì 25 agosto a Milano il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontrerà il primo ministro del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril


Giovedì 25 agosto a Milano il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontrerà il primo ministro del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril. Un primo passo nei rapporti tra l'Italia e la nuova Libia? E' ancora presto per dirlo. Intanto però le aziende italiane che lavorano «con» e «nel» paese arabo hanno potuto tirare un respiro di sollievo. Il Consiglio Nazionale Transitorio libico si è impegnato ad onorare tutti i contratti siglati dalla Libia con l'Italia, compresi quelli con le imprese, e a rispettare il Trattato di amicizia. «L'impegno è chiaro: nel momento in cui il nuovo governo legittimo, cioè quello formato dal Cnt, avrà definitivamente preso il controllo dell'intero Paese, il Trattato italo-libico sarà rivitalizzato. Loro si sono impegnati a onorare tutti i contratti, anche quelli con le imprese italiane, che furono sottoscritti dalla Libia, non erano contratti con Gheddafi». Così il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nella trasmissione radiofonico Radioanchio, ha chiarito la posizione italiana in riferimento ai contratti in essere con la Libia, ora circondati da un'aura di confusione parallelamente al vuoto di potere creatosi a Tripoli.

IL TRATTATO - «Credo che quel Trattato di amicizia del popolo italiano e del popolo libico avrà tutte le ragioni per riprendere a funzionare», ha ribadito il titolare della Farnesina. Il trattato di amicizia tra la Libia e l'Italia, siglato ad agosto del 2008, non è un accordo «tra Gheddafi e Berlusconi» ma «un bene nell'interesse dei due popoli, dei due Paesi» che i due Stati «devono tenersi stretto», ha detto in un'intervista al Messaggero l'ambasciatore di Tripoli in Italia, Hafed Gaddur, uno dei primi funzionari a schierarsi dalla parte dei rivoluzionari e contro il regime di Gheddafi tanto da scrivere un «comunicato con i miei colleghi, già il 25 febbraio. Abbiamo detto - ha spiegato Gaddur - che non siamo più suoi ambasciatori, che siamo contro di lui e che rispondiamo solo al popolo libico». «Gheddafi deve essere processato», ha aggiunto Gaddur, convinto che «il popolo non consentirà» l'esilio del raìs e che «saprà affrontare in modo giusto la situazione».

GLI INTERESSI ITALIANI - Ma quali sono gli interessi del nostro Paese in Libia? Non solo la finanza, con le quote libiche, e quindi i diritti di voto e i dividendi, che sono state già sterilizzati a febbraio dall’Unione Europea. Con l’acuirsi della crisi c'è grande attenzione su investimenti consistenti, grandi appalti, forniture di materie prime e maxi-commesse che sono rimasti congelate a lungo. Con ripercussioni consistenti sui bilanci delle società e sull’economia italiana (a pagare il conto soprattutto le piccole e medie imprese della subfornitura). 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?