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Prezzi da saldo e tentazione buy-back

8/12/2011

A Piazza Affari sono già numerose le aziende che, per vari motivi, hanno già da tempo avviato piani (spalmati su più anni) di riacquisto azioni


Parlar di acquistare azioni, quando le Borse tracollano, suona quasi blasfemo. O incautamente ottimista. Eppure dopo crolli in media del 40% per le società di Piazza Affari, per i proprietari di un'azienda quotata la mossa più intelligente è quella di investire nella sua stessa società, se è sana e profittevole, a prezzi da saldo.

Guardando oltre il clima da apocalisse di questi giorni, il buy-back è la tentazione che si fa largo da qui ai prossimi mesi per molte società. Tre i motivi: ci si ricompra le proprie aziende con poco; si impiega in modo efficente la cassa in mancanza di alternative; si risollevano i valori di Borsa di quelle stesse società.

A Piazza Affari sono già numerose le aziende che, per vari motivi, hanno già da tempo avviato piani (spalmati su più anni) di riacquisto azioni: L'Espresso, Piaggio, Brembo e Benetton tra i big. Più tutta una pattuglia di small caps da Datalogic a D'Amico Navigazione, da Interpump a Basicnet, da Reply a I Grandi Viaggi. Per costoro i prossimi auto-acquisti di titoli saranno a prezzi stracciati. Solo qualche esempio: il gruppo editoriale di Carlo De Benedetti ha comprato suoi titoli a metà luglio pagandoli 1,69 euro. La prossima tranche di acquisti, la società la farebbe a un valore di circa 1,3 euro. Un vero affare. Brembo, invece, l'affare l'ha già fatto: ha comprato propri titoli pochi giorni fa, nel mezzo della bufera, a 6,8 euro. Costavano 10 euro appena due settimane fa.

Saranno proprio le Pmi le candidate più papabili per i buy-back: solitamente poco liquide, con una capitalizzazione che non rispecchia il loro reale valore e sottovalutate. Uno degli effetti benefici immediati del riacquisto di titoli è quello di far salire le quotazioni. Se poi dovesse davvero materializzarsi lo spettro di una seconda recessione, dopo quella del 2009, le aziende fermeranno gli investimenti (sulla scia del calo dei consumi) e non avendo necessità di spendere per innovare possono destinare quelle risorse a piani di buy-back. 

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