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Debiti e crescita, i mali del mondo

8/5/2011

Crescita zero e debiti in corsa, questo il male che pesa su buona parte delle economie occidentali


Negli Stati Uniti lo spettro di una nuova recessione. In Europa gli zombie dei debiti sovrani: nessuno sembra più in grado di valutare se quei titoli di Stato italiani e spagnoli i cui prezzi continuano a calare mentre i rendimenti salgono sono ancora vivi o già finanziariamente morti.

Sì, è proprio un brutto film dell’orrore quello che va in onda a reti unificate sulle Borse di tutto il mondo.
Anche perché le paure diverse sulle due sponde dell’Atlantico si alimentano l’una con l’altra: l’economia Usa rallenta e senza gli Usa, si sa, il mondo gira più piano.

Ma se per combattere la crisi dei debiti sovrani e tentare di risanare i conti pubblici - in Europa come a Washington - è urgente e necessario tagliare le spese pubbliche e aumentare le tasse, allora non ci sono speranze che l’intervento governativo possa dare una scossa all’economia reale.

E’ un film in mondovisione, per l’appunto. Ma perché anche ieri l’Italia, con un ribasso di piazza Affari che supera il 5% e un rendimento dei titoli di Stato che ormai sfiora i 400 punti base in più di quelli tedeschi, diventa il set dove si ambientano le scene più truculente? Valgono innanzitutto i motivi appena spiegati. Tra i grandi Paesi della zona euro l’Italia è quella che cresce meno: le previsioni di primavera della Commissione europea, che coincidono con quelle di Bankitalia, danno per il nostro Paese una ripresa del Pil pari all’1% nell’intero 2011, contro una media dell’1,6%. E lo stato delle finanze pubbliche, con un rapporto tra debito e Pil oltre il 118%, fa segnare un record negativo non solo in Europa e impone soluzioni diverse da quelle della Finanziaria, appena nata e sostanzialmente già morta, che rinviava al biennio 2013-2014 il grosso delle correzioni di bilancio.

Su questa drammatica, ma certo non inedita, situazione, si innesca però la crisi dei debiti sovrani. Ormai per i mercati internazionali i titoli garantiti dagli Stati non sono più sicuri delle obbligazioni delle singole aziende. Anzi. La crisi del debito greco, come ricordava ieri il Financial Times in un editoriale che traccia un sinistro paragone tra il crack della Lehman Brothers nel 2008 e quello che sta avvenendo oggi - «ha costretto i leader europei ad ammettere qualcosa che avevano a lungo negato: che il debito greco dovrà essere ristrutturato e che non tutti saranno sempre e completamente rimborsati».

Se per la piccola Grecia, che pesa il 3% del Pil europeo, l’Ue si è mossa tardi e male, che cosa potrà mai fare per aiutare colossi come Italia e Spagna? Poco, si teme. E certo ieri non è stato di gran conforto il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet che dopo aver esortato il nostro Paese ad «anticipare i tempi del risanamento» delle finanze pubbliche ha fatto sapere che la Bce ha ripreso ad acquistare titoli di Stato, sostenendone dunque le quotazioni. Peccato che gli acquisti riguardino solo Irlanda e Portogallo e non Italia e Spagna.

 

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