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7/27/2011 | federico leardini
Il re degli hedge-funds George Soros si ritira. Il magnate americano, finanziere e filantropo noto per aver messo al tappeto la Banca d'Inghilterra negli anni '90 (e per aver "attaccato" la lira nel '92 lucrando sulle disastrate finanze pubbliche italiane) ha annunciato l'abbandono dall'attività di gestione di hedge e di restituire il denaro agli investitori. È così arrivato il giorno dell'addio per il guru dei cosiddetti fondi «speculativi», spesso accusati di provocare o accentuare le tempeste nei mercati finanziari. La mossa, però, appare «più simbolica che sostanziale», scrive il New York Times. Anche perché Soros è l'ultimo dei tycoon, dei capitani di ventura, dopo la rinuncia (seppure parziale) di Warren Buffet, che abbandona la gestione dei soldi degli investitori per dedicarsi a quelli della propria famiglia. Dei circa 26 miliardi del fondo che gestisce, circa un miliardo appartiene a investitori esterni. Cifra questa che verrà restituita entro dicembre.
GLI HEDGE - Il mondo degli «hedge» rappresenta quei fondi protagonisti di investimenti spesso ad «alto rischio» e con un livello minimo di accesso molto elevato (almeno 500 mila dollari) che hanno l'obiettivo di produrre rendimenti costanti nel tempo, con una bassa correlazione rispetto ai mercati di riferimento. Soros fu, tra l'altro, tra i cinque investitori a comparire nel novembre del 2008 davanti al Congresso degli Stati Uniti perché accusato di aver provocato la crisi del subprime.
IL CONTESTO - La decisione del finanziere, da molti anni impegnato nel sociale, arriva dopo 40 anni di carriera con un tempismo che non stupisce gli osservatori del settore: coincide infatti con il momento in cui l'amministrazione Obama tenta di imbrigliare entro le regole l'indomabile attività dei fondi speculativi, che vorrebbe regolamentarli attraverso il potere (dissuasivo?) della Sec (la Consob americana). La nuova normativa che dovrebbe andare in vigore entro marzo 2012 obbligherà tutti gli hedge fund con più di 150 milioni di dollari gestiti a facilitare le informazioni dei suoi clienti, potenziali conflitti o interessi e molti gestori stanno progettando strategie diverse rispetto a quelle attuali. Ecco perché il Soros Fund Management dovrebbe diventare così un «family office», un ente che gestisce i soldi di una famiglia, aggirando in tal modo l'imminente regolamentazione, come la registrazione. Secondo altri la scelta del finanziere completa la sua trasformazione da speculatore a filantropo impegnato nella promozione della democrazia e dei diritti. «Una sfortunata conseguenza di queste nuove circostanze è che non potremo più gestire gli asset altrui se non quelli della nostra famiglia, come previsto dalla regolamentazione», scrivono i co-presidenti del fondo, nonché figli di Soros, Jonathan e Robert, in una lettera inviata agli investitori lunedì. Il tutto nonostante gli hedge fund si trovino in un momento ottimale dopo aver attirato la cifra record di 62 miliardi di dollari nella prima metà del 2011. E a giovarsene è stato particolarmente Soros, che da mesi sta investendo sull'oro, preoccupato per la crisi del debito degli Stati.
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