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7/27/2011 | federico.leardini
"Rischiamo una profonda crisi economica se non si sblocca lo stallo sul debito, chiamate i vostri rappresentanti al Congresso per convincerli ad agire". Barack Obama sceglie il discorso alla nazione, un appello solenne riservato alle emergenze, per uscire dalla paralisi drammatica che può "provocare il primo default degli Stati Uniti nella storia". Invoca un compromesso bipartisan, ma non tira fuori dal cappello una soluzione nuova. E due minuti dopo la fine del suo discorso, su tutte le reti tv gli risponde a muso duro il presidente della Camera, John Boehner, che guida la maggioranza repubblicana: è un no secco, la destra rifiuta di cooperare, insiste su una manovra fatta solo di tagli alla spesa sociale.
Ma il richiamo di Obama ai cittadini non è stato inutile: un'ora dopo il suo discorso, la rete tv Msnbc ha segnalato che il sito Internet della Camera era andato in tilt, per le troppe email dei cittadini ai parlamentari. Il discorso di Obama ha il tono pedagogico che il presidente predilige.
Parte dalla storia di questa immenso debito pubblico, 14.300 miliardi di dollari. Chi lo ha costruito? Non lui ma il suo predecessore di destra. "Nel 2000 il bilancio pubblico era in attivo, poi sono venute due guerre pagate con la carta di credito, e mi sono trovato con un deficit corrente di mille miliardi solo nell'anno in cui sono entrato alla Casa Bianca".
Alzare il tetto del debito, spiega Obama, è un atto dovuto per consentire che il Tesoro continui arifinanziarsi, "non è un lasciapassare per continuare a spendere di più". Non alzare quel tetto del debito, significa che il 2 agosto l'America non sarà più in grado di onorare i suoi obblighi: con i pensionati, i dipendenti pubblici, i creditori nazionali e stranieri. "Aumenterebbero i tassi d'interesse, il costo dei mutui e dei prestiti agli studenti, del credito alle piccole imprese, e alla fine si perderebbero posti di lavoro". Obama adotta un linguaggio misurato, ricorda che "nessun partito è al di sopra delle critiche, nessuna parte è immune da responsabilità". Illustra il suo approccio, che coincide col piano di risanamento presentato al Senato dove i democratici hanno la maggioranza: "Ridurre il deficit operando tagli dolorosi anche alla sanità e alle pensioni, portando le spese sociali al livello più basso dagli anni Cinquanta, ma al tempo stesso chiedendo a tutti di contribuire, con l'eliminazione di privilegi fiscali per i più ricchi e le grandi imprese, perché non è
tollerabile che i chief executive degli hedge fund paghino meno tasse delle loro segretarie".
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