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Usa, pronti ad aiutare Atene

7/18/2011 | federico leardini

L'appoggio di Hillary Clinton arriva a pochi giorni dal vertice straordinario della Ue


Mentre è ancora in attesa di un accordo dei partner della zona dell'euro sul secondo piano di salvataggio, Atene incassa il "forte sostegno" degli Usa per la determinazione con la quale sta affrontando la crisi del debito sovrano che il segretario di Stato americano Hillary Clinton oggi ha paragonato ad un "cancro" e la lotta per farvi fronte ad una "chemioterapia".

"Gli Stati Uniti sostengono con forza la determinazione del governo di George Papandreou nel fare le riforme per riportare la Grecia su un piano finanziariamente sano e per rendere il suo Paese economicamente più competitivo", ha detto la Clinton, al termine di un incontro ad Atene con il ministro degli esteri greco, Stavros Lambrinidis. "La Grecia ha ispirato il mondo nel passato e sono sicura che lo farà ancora", ha aggiunto il capo della diplomazia Usa.

Il sostegno americano arriva a pochi giorni da un Vertice straordinario dei 17 paesi della zona dell'euro, giovedì 21 luglio, che si annuncia come l'ultima possibilità per dare una risposta unitaria e credibile alla crisi del debito greca e impedire il contagio in altri paesi della moneta unica.

"Non sono qui per sottovalutare le sfide immediate perchè ci sono e sono reali. Ma sono qui per dire che noi crediamo fortemente che questa determinazione possa aiutare la Grecia a recuperare un'economia forte nel futuro", ha detto la Clinton, secondo la quale le conseguenze dell'inazione "sarebbero state più elevate". Il governo greco - ha assicurato Lambrinidis - è determinato a proseguire sulla strada dell'austerity, nonostante le proteste popolari. "Siamo convinti che usciremo vittoriosi da questo momento difficile", ha dichiarato. "Sulle due sponde dell'Atlantico molti hanno scommesso sul collasso della Grecia, ma si sono sbagliati. Continueremo a dimostrare che sbagliano", ha aggiunto con un esplicito riferimento alla speculazione finanziaria e alle agenzie di rating internazionali che continuano a prendere di mira Atene.

Intanto, in vista del vertice speciale di giovedì, si moltiplicano gli appelli a non sprecare questa ultima occasione prima della pausa estiva. Dalla Grecia giunge un monito ai partner della zona dell'euro.  "E' arrivato il momento per i leader europei di svegliarsi", ha detto il premier greco Georges Papandreou in un'intervista al quotidiano Kathimerini. Insieme ad altri leader del Pse, ieri Papandreou ha criticato l'attitudine dei governi conservatori della zona dell'euro che "non riescono a far fronte all'urgenza della situazione".

Il piano bis per il salvataggio della Grecia è bloccato per le divisioni sulla partecipazione dei privati (banche, assicurazioni e fondi): Germania, Olanda e Finlandia la vorrebbero obbligatoria, mentre la Banca centrale europea e altri paesi sono fermamente contrari perchè questo tipo di partecipazione si configurerebbe sui mercati come un 'credit-event' (default). Mentre i leader litigano, il virus della crisi greca si rafforza, assediando altri paesi. "Bisogna evitare il contagio della Grecia alla Spagna e all'Italia e al resto della zona dell'euro", ha martellato da Bruxelles il ministro belga delle finanze Didier Reynders. "Bisogna comprendere che aiutando la Grecia, è noi stessi che aiutiamo evitando che la zona dell'euro intera sia dentro la tempesta", ha aggiunto.

La ricerca di un'intesa non sembra però a portata di mano. Ancora oggi il capo della Banca centrale tedesca Jens Weidmann ha fustigato l'idea di emettere eurobond garantiti dagli Stati della zona dell'euro allo scopo di aiutare la Grecia, confermando così la chiusura della Germania ad una delle ipotesi sul tavolo. Il lancio di eurobond per aiutare i partner in difficoltà è sostenuta da Papandreou e dagli altri leader del Pse, ed è appoggiata dall'Europarlamento.

Intanto il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha detto che l'Europa deve pensare alla creazione di una propria agenzia di rating. Secondo il cancelliere tedesco "è importante che nel medio termine anche l'Europa abbia una propria agenzia di rating". In un'intervista alla Ard il capo del Governo tedesco ha tuttavia osservato che a pensarci dovrà essere "l'economia europea" e non gli Stati.

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