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Risparmio, la mappa d'Italia

7/13/2011 | federico leardini

Solo il 47,2% degli italiani riesce a risparmiare, e il 44% è stato costretto dalla crisi a intaccare i propri depositi


Solo il 47,2% degli italiani riesce a risparmiare, e il 44% è stato costretto a intaccare i propri depositi da una crisi che "ha inferto delle ferite rimaste ancora aperte". Un'indagine svolta da Intesa Sanpaolo e dal centro di ricerca Luigi Einaudi, i cui risultati sono stati divulgati oggi a Torino, propone la fotografia di una cittadinanza che guarda al futuro con grande preoccupazione e che cerca di soddisfare un "bisogno di sicurezza" preferendo, agli investimenti, la "fuga nella liquidità".

"Da un pò di tempo a questa parte - osserva Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo - l'immagine dell'italiano "formichina", dell'italiano risparmiatore, sta sbiadendo. Per effetto dell'alto tasso di disoccupazione, delle dinamiche salariali modeste e delle minori coperture previdenziali, la propensione al risparmio è scesa di quattro punti in dieci anni".

A denunciare l'impossibilità a ricorrere al risparmio sono in prevalenza persone che risiedono nel Mezzogiorno (67,6%); poi ci sono i giovani, i lavoratori a basso reddito, le famiglie che abitano in affitto. Sono 1.037 i capifamiglia che i ricercatori - con la collaborazione della Doxa - hanno intervistato nel quadro dell'"Indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani", uno studio che viene proposto dal 1983. Ne è emerso che il 60% del campione conserva più del 10% delle proprie sostanze sul conto corrente, e che il 30% vi lascia addirittura un terzo
della propria ricchezza finanziaria. "E' la fuga nella liquidità", si legge nel rapporto, "un comportamento coerente con l'incertezza".

Chi investe sceglie soprattutto le obbligazioni (24,6%), anche se, a differenza del passato, non le considera più un porto sicuro: la casa, per la grande maggioranza degli intervistati (82%), rimane la soluzione più confortante. Si registra, inoltre, "l'eclissi dell'azionario": gli investitori residui, in prevalenza dirigenti, laureati e cinquantenni, sono concentrati nel Nord-Ovest (16,2%) e nel Nord-Est (16,8%).

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