Prosegue il momento da incubo dei nostri istituti di credito, vicini ai prezzi dei giorni più neri della crisi
Dopo il venerdì nero che ha portato alla stretta decisa dalla Consob sulle vendite allo scoperto, oggi i mercati hanno vissuto un altro giorno di passione e un record negativo. Borsa italiana è tornata indietro ai livelli di marzo 2009 chiudendo in calo del 3,96%, dopo aver raggiunto una perdita massima giornaliera del 4,9%. Mai così male dai giorni più bui per il mercato italiano cioè quel primo trimestre di due anni in cui si è toccato il picco più basso della crisi finanziaria scoppiata in America a settembre 2008 con il crollo di Lehman Brothers.
Le banche italiane, al centro della speculazione sul mercato, tornano a vedere nero. Se già da settimane le popolari quotavano sui minimi storici, complici maxi aumenti di capitale e tensioni interne, ora anche le big del settore sono scese verticalmente.
Intesa Sanpaolo ha chiuso in calo del 7,74% a 1,52 euro: secondo i grafici della Borsa italiana è la chiusura più bassa dal 9 marzo 2009, con il nuovo minimo dell'anno sceso da oggi a 1,50 euro.
Unicredit, di gran lunga la più bersagliata nelle ultime sedute (-17% la scorsa settimana) cede il 6,33% a 1,15 euro, minimo dal primo aprile 2009. E così Banco Popolare che cala del 3,52% a 1,37 euro; ai minimi da almeno cinque anni Mps (-4,48% a 0,49 euro, stesso valore toccato 28 giugno) e Ubi Banca (-2,79% a 3,48 euro) e nuovo minimo storico a 1,42 euro per Bpm (-6,39% a 1,43 euro in chiusura). Mediobanca, con una flessione del 4,28% a 6,15 euro, si è riportata ai livelli di agosto 2010 e resta ancora, unica eccezione, sopra i minimi del marzo 2009.
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