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7/11/2011 | federico leardini
L'appuntamento non era dei più invitanti: domenica sera a discutere di deficit. Eppure i big convocati da Barack Obama ieri alla Casa Bianca potevano concerdersi anche più dei 75 minuti cronometrati dai cronisti. Niente. Il presidente non ha neppure regalato alla nazione il suo pistolotto sull'accordo da trovare presto e tutti. Lo show è rinviato a questa mattina. Alle 11 di Washington, già le cinque della sera in Italia, Obama farà il punto della situazione. E poi riprenderanno le trattative tra le parti che hanno promesso - almeno - di rivedersi. Tutti i giorni in questa settimana, almeno secondo le speranze della Casa Bianca.
Ma c'è poco da illudersi. L'accordo sul taglio da 4mila miliardi in dieci anni non si farà. Washington non sarà capace di mostrare all'America di saper fare "grandi cose": come aveva chiesto Barack e come privatamente aveva concesso anche il capo dell'opposizione John Boehner. Che invece sabato sera si è presentato al tavolo della Casa Bianca con un messaggio amaro: il partito non vuole. Al massimo si potrà tentare l'accordino: un taglio da 2mila miliardi di dollari. Che sono appena una sforbiciata rispetto ai 14mila e 300 milioni raggiunti finora dal debito Usa. Praticamente l'intero Pil.
È una corsa contro il tempo. Il compromesso per alzare il tetto del debito deve essere trovato "al massimo entro la fine della prossima settimana" dice il ministro del Tesoro Tim Geithner. È il tempo tecnico per consentire poi
all'ufficio del bilancio di fare i controlli di legge e al Congresso di andare al voto entro il fatidico 2 agosto. Altrimenti per la prima volta nella storia gli Usa andranno in default. Geither parla di "momento grave". "Io devo staccare 80 milioni di assegni al mese per gli americani: compresi quei 55 milioni che vivono della Social Security" che sarebbe la pensione di stato. "Dobbiamo essere in grado di completare i pagamenti. Oppure saremo fuori di altri 500 miliardi di debiti subito in agosto. E già nella pima settimana ne avremo accumulati 87 miliardi".
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