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Italia, corsa al rallentatore

7/8/2011 | federico leardini

Le grandi multinazionali si sono già lasciate alle spalle la crisi innescata dalla finanza. Arrancano le italiane


 

Le grandi multinazionali si sono già lasciate alle spalle la crisi innescata dalla finanza. La panoramica fornita dallo studio di R&S-Mediobanca, che copre 375 gruppi dell'industria e dei servizi di tutto il mondo, rivela che il giro d'affari dei big internazionali è a un passo dall'agguantare i livelli del 2008, ma quanto a redditività il calendario è già stato riportato indietro di due anni (e i dati del primo trimestre di quest'anno confermano il trend). Ma in questo quadro roseo sono le multinazionali tricolori l'eccezione in negativo.
 
A livello globale, la crescita dei ricavi per le multinazionali industriali è stata del 15,2% lo scorso anno. L'Europa è cresciuta più del Nord-America - +15,4% contro +13,8% - ma è l'area emergente russo-asiatica a dare stacco a tutti con un incremento del fatturato del 27,6%. Anche il resto del mondo - Africa, Sud-America e Australia - si è dato da fare con un progresso del 20,5%. Risultato: rispetto all'ultimo esercizio pre-crisi - quello del 2008 - il livello delle vendite è sotto di appena il 5% in Europa e del 7% in Nord-America, mentre Russia e Asia hanno spiccato il volo con il 23% dei ricavi in più di due anni fa. Già complessivamente in linea con il 2008, invece, il livello dei profitti, misurato dal rapporto utile/fatturato che è del 9,5% nell'America settentrionale, del 7,4% in Europa, del 12,1% nell'area russo-asiatica. Sono però le multinazionali a stelle e strisce a vantare un Roe da far invidia: 24,5% di return on equity contro il 17,9% dei gruppi del Vecchio continente e il 19,8% degli orientali.
 
Le cifre dei ricavi in realtà sono gonfiate dal fatturato energetico, grazie al petrolio salito alle stelle, ma ovunque il Roe della manifattura è comunque superiore a quello dell'industria petrolifera.
 
Il bello della ripresa multinazionale è che gli anni di crisi non sono stati vissuti da cicala, bensì da formica, cosicchè la struttura patrimoniale di questi gruppi ne è uscita rafforzata. Sono infatti aumentati i mezzi propri e saliti solo marginalmente, o addirittura scesi, i debiti. Dal 2009 al 2010, il patrimonio netto delle società prese in rassegna nello studio è aumentato del 14,7% in Europa, del 13,6% nell'area russo-asiatica e del 10,4% nel Nord-America. I debiti finanziari, che sono scesi del 3,1% a livello delle multinazionali del Vecchio Continente, sono aumentati solo del 2,3% in America e del 3,9% in Asia. Con un rapporto debt/equity, del tutto sotto controllo, pari a 0,6 in Europa, a 0,4 tra Usa e Canada a 0,3 nell'area russo-asiatica che, sotto questo profilo, è la più virtuosa, forte di un grado di patrimonializzazione - misurato in percentuale sul totale dell'attivo - che supera il 60% contro il circa 40% delle altre due macro-zone.

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