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Addio al forfettone

7/8/2011 | federico.leardini

Il governo rimodula i minimi e seleziona la platea dei beneficiari: solo chi ha avviato un'attività da cinque anni


 

Prima un sospiro di sollievo e poi invece giù con la calcolatrice a fare i conti. Lo stato d'animo delle partite Iva di fronte alla manovra di rientro dal debito è altalenante. Il rischio che i contributi previdenziali obbligatori da versare alla gestione separata dell'Inps passassero in una notte dal 26% al 33% ha fatto tremare consulenti e altri professionisti con partita Iva. La norma è stata presa in seria considerazione dalle strutture ministeriali incaricate di preparare "i tagli" ma poi fortunatamente è stata derubricata. E ora però l'attenzione e le preoccupazioni delle partite Iva si è spostata sulla «morte del forfettone».
 
Secondo la normativa fiscale vigente fino a ieri partite Iva e lavoratori autonomi - che a fine anno incassavano meno di 30 mila euro - potevano utilizzare il regime minimo fiscale, ovvero una tassazione forfettaria del 20%. Una sorta di cedolare secca che comprendeva l'Irpef, i tributi locali, rendeva superflua l'adesione agli studi di settore ed eliminava anche Iva e Irap. Con il decreto Tremonti il forfettone salta o meglio cambia pelle: scende drasticamente al 5% ma solo per coloro i quali hanno iniziato l'attività negli ultimi cinque anni o vorranno iniziarla adesso. (In un primo tempo era stato previsto anche un limite anagrafico, 35 anni, che è stato eliminato nella stesura finale). In questo modo, secondo i calcoli che hanno fatto in queste ore gli artigiani di Rete Imprese Italia e le associazioni delle partite Iva (come Acta), ad avvantaggiarsene sarebbero tutt'al più 50 mila soggetti mentre si creerebbe un piccolo esercito di mezzo milione di «inconsolabili orfani del forfettone». Che sentono parlare ogni giorno di una prossima riforma fiscale e intanto incassano in contropiede un aumento della «loro» pressione fiscale. Di quanto? Secondo i primi calcoli di Acta, l'associazione del terziario avanzato, per le partite Iva che guadagnano tra i 20 e i 30 mila euro si può parlare di una percentuale tra il 6 e il 9 in più di prelievo visto che continueranno a non pagare l'Irap ma saranno soggetti alle addizionali Irpef locali, agli studi di settore e dovranno comunque far pagare l'Iva ai clienti.Il regime fiscale del forfettone qualche difetto lo aveva perché potevano usufruirne anche i doppiolavoristi (che magari avevano un primo lavoro dipendente) ma la sua abolizione sic et simpliciter complica la vita a quei lavoratori autonomi già in difficoltà per i colpi della Grande Crisi e che si ritroveranno a pagare più tasse e una complicazione burocratica, al posto della tanto sventolata semplificazione. Insomma più che della partite Iva sembreranno dei gamberi che camminano all'indietro.

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