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I regolatori rilanciano l'allarme debito

6/27/2011 | federico.leardini

La Bri avverte i governi mondiali: occorre tagliare il debito per evitare «il prossimo grande shock»


 

Bisogna essere preparati. Per «opporsi al prossimo grande shock quando inevitabilmente arriverà», per agire «prima che il disastro colpisca ancora». No, non è una previsione né uno scenario quello offerto dal rapporto annuale della Banca dei regolamenti internazionali, pubblicato oggi. Per fortuna. Perché l'organizzazione internazionale di Basilea fu l'unica a capire, prima del 2007, quali rischi si stavano accumulando nel mondo.
 
È solo un avvertimento: viviamo in un mondo ancora pieno di squilibri, alcuni dei quali generati dalle stesse politiche adottate negli ultimi mesi per evitare il peggio; e non è l'ora di autocompiacersi dei risultati perché «l'economia mondiale l'anno scorso ha continuato a migliorare». Troppe sono le cose ancora da fare.
 
Il rapporto - nel suo consueto stile, diretto e franco, che lo rende insieme al suo realismo unico nel panorama dei grandi documenti sull'economia globale - si riferisce senza sorprese alla possibilità di una crisi fiscale. Parla di Grecia, Irlanda, o Portogallo? Nulla di tutto questo: quelle crisi «potrebbero impallidire di fronte alle devastazioni che scaturirebbero dalla perdita della fiducia degli investitori nel debito sovrano di una grande economia».
 
La Bri, dunque, guarda oltre i Pigs, che giustamente occupano le attuali cronache finanziarie. Il problema è sempre lo stesso: troppi debiti. E i debiti, privati o pubblici, si riducono con il rimborso (e quindi il risparmio), il default, la crescita economica e l'inflazione. Di quest'ultima si intravvedono i segnali, ma non sono ancora davvero allarmanti, se non in prospettiva. La Bri richiama però ancora una volta, come sempre negli ultimi anni, sull'effetto dell'enorme liquidità in circolazione sui prezzi degli assets, comprese - ora le cose diventano più chiare anche nelle analisi rigorose - le materie prime.
 
Il rischio, allora, è quello del collasso, che va affrontato con decisione puntando sulla crescita. Sui problemi fiscali, allora, «l'Europa deve finire il lavoro, una volta per tutte», spiega il rapporto chiedendo misure di lungo periodo. «O si gode della fiducia dei mercati o no - ricorda ancora, su un piano più generale - e quindi una perdita di fiducia sulla volontà e sulla capacità di uno stato di ripagare il proprio debito è caratterizzato più facilmente da bruschi cambiamenti che da una graduale evoluzione».
 
I governi devono agire e subito, quindi, nella consapevolezza che «tornare semplicemente alla politica fiscale precedente la crisi non sarà sufficiente» e senza troppe preoccupazioni, ora che c'è la ripresa, di soffocare la crescita: «Il rischio più grande è di fare "troppo poco troppo tardi", non quello di "fare troppo troppo presto"». In questo senso le banche centrali devono evitare di dare la sensazione di monetizzare il debito, ed evitare l'illusione di far tornare crescita e occupazione ai livelli precedenti la crisi.

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