La Federal Reserve ha lasciato i tassi d'interesse invariati per sostenere la ripresa Usa, che continua a essere al rallentatore.
La Federal Reserve ha lasciato i tassi d'interesse invariati per sostenere la ripresa Usa, che continua a essere al rallentatore.
Il Federal Open Market Committee, il comitato di politica monetaria della banca centrale, ha votato all'unanimità per lasciare i tassi tra lo 0 e lo 0,25 per cento «per un periodo esteso».
Nella nota diffusa ai mercati la Fed ha affermato che «la ripresa continua a ritmo moderato, più basso delle attese».
Quanto ai rischi di una ripresa dell'inflazione la Fed ha reso noto che a suo giudizio «le aspettative di inflazione a lungo termine rimangono stabili».
Le stime
La Fed ha tagliato le stime sulla crescita e rivisto al rialzo quelle sull'inflazione "core" e sull'andamento dell'occupazione.
Per il 2011, la Banca Centrale americana attende ora una crescita del prodotto interno lordo tra il 2,7 e il 2,9%, meno del range tra il 3,1 e il 3,3% stimato in precedenza.
Quest'anno il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi all'interno di una forchetta tra l'8,6 e l'8,9%, più del range tra l'8,4 e l'8,7% precedente.
Per quanto riguarda l'inflazione, il tasso si dovrebbe attestare tra il 2,3 e il 2,5%, contro il range tra il 2,1 e il 2,8% precedente, mentre per la componente "core", quella epurata dalle componenti più volatili come i prezzi di energia e generi alimentari, le stime sono ora per un range tra l'1,5 e l'1,8%, più della forchetta tra l'1,3 e l'1,6% precedente.
Quantitative easing
La banca centrale non ha indicato alcuna intenzione di rinnovare il programma di stimolo aggiuntivo all'economia tramite l'acquisto di buoni del Tesoro americani. Finirà quindi con il mese di giugno, senza essere rinnovato, il programma straordinario di acquisto di 600 miliardi di dollari di titoli del debito pubblico.
Tuttavia, rimarranno a bilancio della Fed anche gli oltre 2.830 miliardi di titoli attualmente nel portafoglio.
La banca centrale reinveste gli introiti da titoli in scadenza per acquistare buoni del Tesoro.
A tal proposito secondo Bill Gross, manager di Pimco, il fondo obbligazionario più grande del mondo (che oggi ha indicato il default della Grecia come inevitabile), la Fed dovrebbe lanciare ad agosto un piano di quantitative easing 3 per iniettare nuova liquidità nel sistema.
Il discorso di Bernanke
La crisi del debito greco potrebbe rappresentare «un rischio per l'economia globale». Lo ha detto il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, durante la conferenza stampa a commento della decisione della Banca Centrale di lasciare i tassi. Secondo Bernanke, la situazione in Grecia «è molto importante e molto difficile» e i Paesi europei «comprendono che è incredibilmente importante trovare una soluzione» alla crisi.
Dal canto suo, la Fed è «molto ben informata» sulla situazione. Bernanke ha inoltre precisato che un «default della Grecia avrebbe un impatto limitato» sulle banche americane, che hanno «un'esposizione limitata al debito greco», ma gli effetti di un default sarebbero «abbastanza significativi».
Sulla situazione economica interna, il presidente della Fed ha sottolineato che la crescita negli Usa sta continuando «moderatamente«, che il tasso di disoccupazione, oggi al 9,1%, dovrebbe scendere, anche se lentamente, nei prossimi mesi.
Ha aggiunto che che la ripresa «inizierà nel 2012, ma a un passo più lento di come avevamo previsto ad aprile»; che gli Stati Uniti non corrono più il rischio deflazione; che i tassi di interesse rimarranno a livelli eccezionalmente bassi per un periodo prolungato, ovvero almeno 2 o 3 riunioni del Fomc.
Non ha escluso nuove azioni della Fed a sostegno dell'economia se sarà necessario ed ha ribadito l'urgenza di affrontare il problema del deficit e del debito americano.
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