Nei mesi scorsi, l'ad del Lingotto aveva già vagliato l'ipotesi di un'eventuale ipo della Rossa, tuttavia le sue parole assumono ben altro valore adesso che la Fiat è salita al 52% di Chrysler e che si è assicurata i diritti, spettanti prima al Tesoro Usa, sugli eventuali extra-profitti che incasserebbe il sindacato americano Uaw dalla vendita della propria quota (44,7%) in un'eventuale ipo della casa di Auburn Hills.

 

In sostanza, al di sopra di una certa soglia (del valore base di 4,25 miliardi di dollari nel 2010, ma che viene aumentata al tasso del 9% all'anno), i proventi della quotazione Chrysler non andrebbero più nelle tasche del sindacato, ma alla Fiat. Per questo, il sindacato ora potrebbe anche trasferire le azioni direttamente alla Fiat. Di fatto Marchionne è quindi di fronte a un bivio, ma ha la necessità di reperire risorse e di continuare a crescere in Chrysler.

 

Da un lato per l'Ad di Fiat si apre la possibilità di quotare Chrysler, che escluderebbe l'Ipo di Maranello. Dall'altro c'è l'eventualità che Fiat sia costretta a rilevare la quota di Uaw (ieri Marchionne ha escluso che ci siano trattative in corso) e quindi vari il collocamento della Rossa per sostenere la scalata a Chrysler. Sul mercato potrebbe così finire il 39% della scuderia emiliana, con Torino comunque in maggioranza assoluta.

 

In questo senso ha spiegato ieri Marchionne che "la quotazione di Chrysler è ancora più probabile dell'acquisto da parte della Fiat della quota Uaw in Detroit". Il problema è che la decisione non spetta alla sola Fiat. Per questo l'Ipo Ferrari è molto più di una semplice idea. A conferma di questo stallo, Marchionne ieri ha spiegato che l'Ipo di Chrysler sicuramente non avverrà quest'anno.