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Unioncamere, crescita solo grazie all'export

6/13/2011

E' l'export a trainare quel poco di ripresa che c'è in Italia. Così è stato nel 2010 e così continua ad essere nella prima parte del 2011


 

E' l'export a trainare quel poco di ripresa che c'è in Italia. Così è stato nel 2010 e così continua ad essere nella prima parte del 2011. Il problema è che, malgrado ciò, il Paese sta perdendo quote di mercato davanti al sempre maggiore protagonismo delle economie emergenti e dei cosiddetti "Brics" nel commercio internazionale.
 
Sono questi gli aspetti emergenti dell'analisi fatta da Unioncamere elaborando dati della Wto. I numeri dicono che la quota ritagliata dall'Italia sul mercato delle esportazioni, tra Paesi Ocse e principali Paesi in via di sviluppo, si è assottigliata nel 2010 al 2,9% dal 3,2% dell'anno prima e che ha perso un punto percentuale rispetto al 2002 quando era del 3,9%. "Il rafforzamento del ruolo svolto dalle economie emergenti nel commercio internazionale di beni e servizi - spiega Unioncamere - ha portato il nostro Paese a perdere quote di mercato in termini relativi".
 
Nello stesso periodo, infatti, la Cina ha più che raddoppiato la sua quota, dal 5 al 10,4% (+5,3); la Russia è salita dall'1,7 al 2,6% (+1,0), l'India dallo 0,8 all'1,4% (+0,7) e il Brasile dallo 0,9 all'1,3% (+0,4). A fronte di simili livelli di crescita, è tutto il gotha dell'Ocse "tradizionale" a registrare un arretramento, anche più marcato di quello italiano: Germania -1,2%, Canada -1,3%, Giappone -1,4%, Regno Unito -1,7%, Francia -1,7%, Stati Uniti -2,3%. Nel 2010 l'Italia ha perso quote di commercio internazionale soprattutto nel campo della meccanica tra i settori, e nell'Europa occidentale come mercato di sbocco.
 
Se si va poi a guardare l'export di ogni singola regione italiana, gli hub portuali per le esportazioni petrolifere hanno trainato, tra il 2006 e il 2010, le performance migliori (considerando la differenza percentuale del valore assoluto delle esportazioni) : +38,8% Liguria, +20,5% Sardegna, +15,9% Sicilia. Bene anche il Lazio, +21,1%, dove l'export è sostenuto dal settore farmaceutico. Significative flessioni, invece, per Marche (-23%), Molise (-31,8%) e Basilicata (-23,6%), mentre Piemonte e Veneto "pur mostrando diminuzioni piuttosto limitate (-1,2% e -1,4%) hanno contribuito notevolmente a frenare la crescita media nazionale (+1,7%) per effetto del loro peso" sul complesso delle esportazioni italiane.
 
L'Unione delle Camere di commercio ha anche calcolato il contributo delle singole province italiane alla crescita complessiva dell'export nazionale. In vetta è risultata Arezzo (28,5%). Bene anche Roma (25,7%) per chimica e petroliferi e Frosinone (21,1%) per la farmaceutica: a seguire Cagliari, Siracusa, Genova, Parma, Livorno, Salerno, Milano. Mentre in coda figurano Bergamo, L'Aquila, Pordenone, Rieti, Brescia, Venezia, Torino, Ascoli Piceno, Vicenza ed ultima Ancona.

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