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Mps, entro fine mese parte l'aumento

6/6/2011

L'assemblea straordinaria di Banca Monte dei Paschi di Siena ha dato il via libera, a maggioranza, all'aumento di capitale per 2,471 miliardi


 

L'assemblea straordinaria di Banca Monte dei Paschi di Siena ha dato il via libera, a maggioranza, all'aumento di capitale per 2,471 miliardi, suddiviso in 2 miliardi mediante emissione di azioni ordinarie, in un tempo massimo di 24 mesi, e in 471 milioni di euro per il riacquisto di titoli fresh 2003, entro 18 mesi.
 
Le operazioni per l'aumento di capitale "dovrebbero partire, ragionevolmente, entro la fine del mese", ha annunciato il presidente, Giuseppe Mussari. Appena il Cda esercita la delega mandiamo il prospetto a Roma. Non appena arriveranno le autorizzazioni partiamo", ha scadenziato Mussari che non vuole aspettare settembre: "no, le cose vanno chiuse".
 
Un aumento di capitale che permette alla banca senese di affrontare Basilea 3, senza dover ricorrere ad altri aumenti. "Vorrei ricordare che per Basilea 3 il requisito minimo di Common equity previsto a regime nel 2019 al 7% e noi già oggi siamo all'8,10%", ha osservato il direttore generale di Mps, Antonio Vigni.
 
Tanto più che il piano di qui al 2015 dell'istituto prevede che questo valore si attesterà all'8,6% nel 2013 e oltre il 9% nel 2015. E non è ancora inclusa in questi numeri "l'operazione di dismissione degli immobili che vale tra 35 e 40 punti base", ha precisato Vigni.
 
Per quanto sarà possibile e se i mercati lo consentiranno, il management di Mps cercherà di accelerare anche la realizzazione del nuovo piano. "Anche sul piano 2008-2011 avevamo anticipato al massimo i tempi", ha ricordato Vigni, mentre il presidente Giuseppe Mussari ha escluso da qui al 2015 acquisizioni di società o sportelli in Italia o all'estero: "mi pare di poterlo escludere nella maniera più assoluta".
 
Inoltre l'istituto non ha nessuna intenzione di uscire dalla Banca popolare di Spoleto di cui possiede circa il 26% del capitale. L'unico dossier aperto è quello su Consum.it: per la vendita della società di credito al consumo "ci sono indicazioni favorevoli: abbiamo avuto alcune manifestazioni di interesse", ha fatto sapere Vigni. Quanto all'operazione sugli immobili, Mps sta aspettando l'ultimo via libera da Banca d'Italia.
 
L'aumento di capitale ha tuttavia per la Fondazione Mps, principale azionista dell'istituto di Rocca Salimbeni, scesa al 50,1% dopo la vendita di azioni privilegiate per 450 milioni, "un costo importante e conseguenze notevolissime", ha detto il presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, tornando a chiedere con forza "un ineludibile dovere" ai vertici di Mps: "tornare rapidamente a crescere".
 
Questi sforzi andavano comunque fatti "per difendere, ancora una volta, l'indipendenza strategica del gruppo, la sua non scalabilità, il radicamento nel territorio", ha aggiunto Mancini, spiegando che la vendita di 450 milioni di azioni privilegiate da parte della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e l'automatica conversione alla pari delle azioni privilegiate in azioni ordinarie ha permesso il venir meno di azioni speculative che, immediatamente prima e durante il periodo di negoziazione dei diritti d'opzione, avrebbero potuto penalizzare in maniera determinante l'andamento del prezzo del titolo. 
 
Una decisione, insomma, che con largo anticipo toglie ogni dubbio circa le iniziative che la Fondazione avrebbe potuto porre in essere per aderire all'aumento di capitale, ha proseguito annunciando il voto favorevole all'aumento. "Nel prossimo futuro seguiremo anche l'ulteriore aumento legato al rimborso dei titoli Fresh 2003", ha concluso Mancini riferendosi ai 471 milioni, "o aderendo all'offerta pubblica d'acquisto e scambio o covertendo in azioni i bond in nostro possesso, così da rafforzare ulteriormente, a discapito del nostro tornaconto economico immediato, la posizione patrimoniale del gruppo".
 
Intanto la Deputazione generale della Fondazione Monte dei Paschi ha deliberato la riduzione del 20% di tutti gli emolumenti e gettoni di presenza degli organi di indirizzo e di amministrazione, una decisione che il presidente Mancini oggi ha chiesto sia presa anche dai vertici di Mps e dell'intero gruppo Mps, nei confronti degli amministratori e dei dirigenti.
 
Ma il presidente Mussari su questo punto non si piega: "siamo al limite, forse l'abbiamo già superato, e oltre questo limite rischiamo di perdere professionalità e ridurre le capacità di cui la banca ha bisogno per conseguire i risultati che tutti auspicate", ha replicato. Il montepremi complessivo 2010 per tutti i dipendenti del gruppo è passato da 93 a 45 milioni con una riduzione del 52%, ha snocciolato i numeri Mussari, e per quanto riguarda i premi verso i sette top manager, senza considerare il direttore generale, nel 2010 c'è già stata una riduzione del 57% rispetto ai 2 milioni del 2009.
 
"Poi mi trovate un'altra banca del sistema che sistema la parte variabile dei primi sette top manager in 850 mila euro in tutto lordi", ha continuato Mussari, sostenendo che già seguendo la riduzione del 57%, il compenso del direttore generale sarebbe passato da 800mila a circa 360mila euro. Il direttore generale si è applicato un'ulteriore decurtazione a 240 mila euro, la differenza se l'è levata lui, circa il 70% in meno al 2009. 
 
Al contempo lo stesso Mussari ha rinunciato per il terzo anno consecutivo alla parte che il Cda gli aveva assegnato pari a 150mila euro lordi all'anno. Per il presidente di Mps l'equilibrio va raggiunto per tempo, "ma non immaginiamo che possa essere contratto a dismisura quello che riconosciamo al nostro management, in presenza di risultati, altrimenti rischieremmo". 

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