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Istat, torna il segno più sull'Italia

6/6/2011

Nel 2010 l'economia italiana ha fatto registrare una crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell'1,3%


 

Nel 2010 l'economia italiana ha fatto registrare una crescita del prodotto interno lordo (Pil) dell'1,3%, che fa seguito alle flessioni dei due anni precedenti (-1,3% nel 2008 e -5,2% nel 2009).

Secondo i dati definitivi dell'Istat, il Pil è aumentato dell'1,7% nel Nord-Ovest, del 2,1% nel Nord-Est, dell'1,2% nel Centro e dello 0,2% nel Mezzogiorno.

Nel Nord-Est, all'incremento del Pil ha contribuito principalmente il settore industriale, con un aumento del 3,9% (+2,8% la variazione media nazionale).

Per l'Istituto di Statistica è stato "significativo" anche l'apporto dei servizi (+1,6%, contro il +1% della media nazionale) e del settore agricolo (+1,5%, a fronte del +1% della media nazionale).

Anche nel Nord-Ovest è stata l'industria ad aver segnato la ripresa più marcata del valore aggiunto (+3,7%).

Segue il settore terziario (+1,2%) e, quindi, l'agricoltura, con un incremento dello 0,9%. "Il Centro - sottolinea l'Istat -  è la ripartizione geografica in cui gli effetti della crisi economica nel 2009 erano stati più contenuti: pertanto, anche l'intensità della ripresa nel 2010 è risultata più moderata (+1,2%).

Solo il comparto dei servizi ha presentato una crescita del valore aggiunto (+1,2%) superiore a quella media, mentre il settore industriale ha segnato un aumento del 2,3% e l'agricoltura ha fatto registrare un arretramento (-0,5%)".

"Il Mezzogiorno, infine - sottolinea l'istituto di statistica - mostra la maggiore difficoltà di recupero. Il Pil è aumentato, infatti, di appena lo 0,2%, a fronte di un incremento complessivo dell'1,7% del Centro-Nord".

Il settore che ha segnato maggiormente il passo è quello industriale; al contrario di quanto avvenuto nel resto del Paese, il comparto industriale del Mezzogiorno è regredito dello 0,3%, mentre l'unico settore che ha registrato una crescita superiore a quella nazionale è l'agricoltura con un +1,4%. Quasi fermo, invece, il terziario (+0,3%).

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