Dieci anni di crescita persi per colpa di politiche di sviluppo non adeguate, questa l'accusa di Emma Marcegaglia ai vertici politici del nostro Paese
L'Italia deve guarire dalla "malattia della bassa crescita", altrimenti non ci sarà futuro per il Paese.
E la politica, maggioranza e opposizione, deve concentrarsi su questo, varando le riforme necessarie: riduzione delle imposte su imprese e lavoratori, liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, infrastrutture.
La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha toni molto duri nei confronti del governo: "La verità è che l'agenda nazionale non riesce a fare della crescita il suo primo argomento all'ordine del giorno perché la politica senza altro".
E "alla lunga, senza sviluppo economico, senza crescita, alza la testa il populismo, vengono messi in discussione i fondamenti stessi della democrazia".
Ma ora basta, ribadisce Marcegaglia: "In termini di benessere, l'Italia ha già vissuto il suo decennio perduto. Dobbiamo muoverci in fretta".
Perché "temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci". Si chiuda finalmente la "stagione della spesa facile". Servono "istituzioni forti ed autorevoli", "istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa". "Ciò richiede uno scatto d'orgoglio di tutta la classe dirigente del Paese".
Da qui l'appello ad abbassare "i toni della polemica politica" e a far cessare "gli attacchi e le delegittimazioni reciproche". "Questa - sottolinea Marcegaglia - è la prima, vera, grande riforma di cui ha bisogno l'Italia".
Da tre anni Confindustria chiede le riforme, ricorda la leader degli industriali, ribadendo pertanto la "delusione" della categoria. E assicurando che "nei momenti difficili della vita del Paese e di grande discontinuità noi saremo pronti a batterci per l'italia, anche fuori dalle nostre imprese, con tutta la nostra energia, con tutta la nostra passione, con tutto il nostro coraggio".
La presidente di Confindustria ha ribadito che "sui contratti non si torna indietro" e, lanciando un messaggio soprattutto alla Fiom, ha detto che chi continuerà a "dire solo no si assume una grave responsabilità di fronte al Paese" e renderà sempre più difficile "difendere l'occupazione".
Marcegaglia ha rilanciato la proposta di una riforma del mercato del lavoro che introduca per tutti "la flessibilità in uscita", perché "occorre proteggere i lavoratori dalla perdita di reddito, non dalla perdita del posto di lavoro".
Duro messaggio anche sui refendum: a giudizio di Confindustria, sull'imminente referendum sull'acqua arrivano "messaggi fuorvianti o addirittura falsi".
L'Assemblea di Confindustria celebra anche i 150 anni dell'Unità d'Italia, e infatti in prima fila c'è, per la prima volta, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti quest'anno non ci sono, per gli impegni legati al G8 in Francia. Ai 150 anni dell'Unità d'Italia è dedicata infatti la prima parte dell'intervento di Emma Marcegaglia, che è stato preceduto dall'inno nazionale, "Fratelli d'Italia", intonato da tutti i presenti, e si chiude con una tripla acclamazione: "Viva l'industria! Viva il lavoro italiano! Viva l'Italia!".
In prima fila anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al quale è andato l'omaggio dell'Assemblea di Confindustria: "L'Unione farà ancor meglio la sua parte grazie a un presidente della Bce come Mario Draghi.
A lui per il suo nuovo incarico esprimiamo il più sincero e caloroso augurio di buon lavoro". A quel punto sono scattati lunghi applausi, e Draghi si è alzato in piedi per ringraziare.
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