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Intesa, aumento a 1,369 euro

5/20/2011

Intesa Sanpaolo mette a punto l'aumento di capitale da 5 miliardi di euro e fissa a 1,369 euro il prezzo per l'emissione delle nuove azioni ordinarie


 

Intesa Sanpaolo mette a punto l'aumento di capitale da 5 miliardi di euro e fissa a 1,369 euro il prezzo per l'emissione delle nuove azioni ordinarie, con uno sconto del 24% rispetto ai corsi di Borsa attuali. Il tutto mentre i principali azionisti della banca si sono impegnati a sottoscrivere quasi un quarto della ricapitalizzazione.
 
E così dopo una riunione fiume del consiglio di gestione, la banca ha alzato il velo sulla maxi-operazione e si avvia dritta ai nastri di partenza, visto che l'offerta decollerà lunedì prossimo. I diritti saranno negoziabili in Borsa fino al 3 giugno mentre entro un mese dalla fine del periodo di offerta sarà possibile acquistare l'eventuale inoptato.
 
Più nel dettaglio, la banca emetterà 3.651.949.408 azioni ordinarie da offrire in opzione ai soci al prezzo di 1,369 euro per azione, di cui 0,849 euro a titolo di sovrapprezzo, visto che in Borsa il titolo ha chiuso a 2,01 euro, in rialzo dello 0,20%. I titoli verrano offerti nel rapporto di 2 azioni di nuova emissione ogni 7 posseduti, per un controvalore massimo complessivo che sfiora i 5 miliardi. Il prezzo di emissione è stato determinato applicando uno sconto di circa il 24% sul prezzo teorico ex diritto (Terp) delle azioni ordinarie, calcolato sulla base dell'odierno prezzo ufficiale di Borsa.
 
L'aumento di Intesa SanPaolo, studiato al fine di rafforzare il patrimonio della banca su livelli ben al di sopra di quanto richiesto da Basilea 3 (Core Tier 1 salirà al 9,8%), è stato prenotato al 24,85% dai principali soci della banca. Del resto la banca ha già garantito 5,3 miliardi di dividendi nel periodo 2011-2013 che lieviteranno fino a quota 13,5 miliardi nel 2015.
 
Nel dettaglio i soci pronti a sostenere l'operazione della Ca' de Sass sono la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CariParo, la Fondazione Cariplo, l'Ente Cari Firenze, la Fondazione CR in Bologna, la Fondazione Cari Udine e Pordenone, la Fondazione Cari Spezia, la Fondazione Cari Gorizia, la Fondazione Cari Forlì, e la Fondazione Cari Pistoia e Pescia.
 
A queste si aggiungono poi le Generali (detengono il 4,97%) che sottoscriveranno l'aumento soltanto in parte, mentre il Credit Agricole (4,79%) si è chiamato fuori. La Banque Verte diluirà quindi la propria quota come previsto dagli accordi con l'Antitrust. L'altro azionista che ha già fatto dietro-front è la finanziaria di Roman Zaleski, Carlo Tassara, titolare di un 2,5 per cento del capitale. A conti fatti quindi meno del 10% dell'aumento potrebbe essere destinato al mercato.
 
In ultima istanza, però, interverrà il consorzio di garanzia guidato da Banca Imi (gruppo Intesa SanPaolo) e Merrill Lynch, affiancate da Deutsche bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse. In campo ci sono anche i co-bookrunner (Hsbc, Bnp Paribas, Citigroup, Santander, UniCredit e Commerzbank).

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