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Grecia, austerity o aiuti?

5/20/2011

Atene divisa tra la necessità di tagliare la spesa pubblica e le richieste di nuovi interventi alle organizzazioni internazionali


 

Grecia combattuta fra austerità e nuovi aiuti. Secondo il Commissario Ue per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, il Paese ellenico ha bisogno di mostrare serietà nei piani di consolidamento fiscale e nel programma di privatizzazioni visto che sta iniziando a mostrare qualche segno di affaticamento nell'attuazione delle riforme.
 
"Abbiamo bisogno di vedere decisioni concrete di consolidamento fiscale", ha detto Rehn, sostenendo comunque che il programma di stabilizzazione finanziaria di Atene prosegue sulla strada giusta. Dello stesso parere il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che ha dichiarato di essere "radicalmente contro" una totale ristrutturazione del debito greco. 
 
Per Juncker il Governo greco deve mantenere un atteggiamento "assolutamente serio" in merito agli sforzi volti al consolidamento dei conti pubblici, tuttavia "la solidarietà ha i suoi limiti". Secondo il presidente dell'Eurogruppo, "i target sul deficit devono essere effettivamente raggiunti" e ciò significa che il Governo deve intraprendere ulteriori misure di austerità. 
 
Più pessimista invece il co-chair di Paul Hastings, Alberto Del Din, secondo il quale la "necessaria" ristrutturazione del debito della Grecia creerà una spirale che causerà la crisi dell'euro e probabilmente il fallimento dell'Eurozona. Del Din ha inoltre aggiunto che Atene "è quasi in bancarotta" e che gli aiuti concessi da Ue e Fmi "non sono che palliativi, non avendo valenza strutturale". 
 
Il co-chair ha sottolineato che il vero problema dell'Eurozona è la "forte esposizione al debito greco della Bce e di alcuni Stati membri, come Germania e Francia". A proposito di serietà e di piani di contenimento dei conti, oggi il portavoce del Governo di Atene, George Petalotis, ha ribadito che la Grecia non ristrutturerà il proprio debito e che ha in programma di presentare la prossima settimana il piano fiscale di medio termine e di privatizzazioni, spiegando che una dilazione delle scadenze dei bond "non è in discussione nè presa in considerazione". 
 
Oggi una fonte vicina al dibattito sul debito pubblico greco, ha riferito che, in merito alla soluzione della crisi del debito greco, l'opzione principale al momento allo studio è quella di un'intesa su base volontaria da parte degli investitori mirata a tenere in portafoglio titoli governativi ellenici per il periodo di un nuovo pacchetto Ue/Fmi dal 2011 al 2014. 
 
"Si esclude qualsiasi ipotesi soft o hard che in termini di ristrutturazione possa innescare una crisi del credito", afferma questa fonte, precisando che rappresentanti della zona euro si sono consultati con le agenzie di rating per capire le reazioni a un simile scenario. 
 
Un'intesa volontaria potrebbe far parte di un nuovo pacchetto di riforme e austerità da chiedere ad Atene in cambio del sostegno finanziario di Ue e Fondo monetario internazionale da quest'anno al 2014. L'opzione allo studio dovrebbe prevedere non soltanto di non vendere i titoli di Stato ellenici in portafoglio alle banche ma addirittura di aumentarne le posizioni in modo da sostituire i governativi in scadenza per la durata del programma. 
 
Si spera di arrivare a un accordo per fine giugno. Una crisi del credito obbligherebbe viceversa al rimborso dei derivati credit default swap, che misurano il costo dell'assicurazione dal rischio di insolvenza sovrana. L'attuale pacchetto, che destina ad Atene 110 miliardi di euro di finanziamenti d'emergenza, è stato sancito a maggio dell'anno scorso per una durata di tre anni. 
 
La Grecia risulta però in ritardo nella tabella di marcia delle riforme e nel raggiungimento degli obiettivi di correzione dei conti pubblici. E' inoltre improbabile che riesca a tornare a finanziarsi sui mercati l'anno prossimo come in origine previsto.

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