Arriva il conto della crisi: dal 2009 al 2014 le difficoltà vissute dalle banche internazionali sono costate 221 miliardi di euro alle casse pubbliche europee e 143 miliardi di dollari a quelle americane. Un risultato frutto della forte riduzione degli introiti stata da imposte da parte degli istituti e il costo degli aumenti di capitale pubblici. 

 

In particolare, secondo R&S Mediobanca che ha analizzato i conti delle principali banche internazionali tra il 2009 e il 2014, l'Europa ha dovuto fare i conti in questi cinque anni con un calo delle imposte ricevute di circa 87 miliardi e con un costo per gli aumenti di capitale pubblici di 180 miliardi di euro (di cui solo 46 restituiti, tra questi rientrano i 4 miliardi utilizzati dall'Italia per MPS). 

 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, le perdite dovute al calo degli introiti statali è stato pari a 103 miliardi di dollari, mentre gli aumenti pubblici sono costati ben 197 miliardi di dollari, ma 157 sono già stati rimborsati. 

 

Entrando più nel dettagli, se si guarda alle singole banche, lo studio firmato R&S Mediobanca indica in vetta alla classifica 2014 JP Morgan, che grazie ai suoi 3.152 miliardi di euro si aggiudica la palma di maggiore banca commerciale mondiale. A seguire la cinese Icbc, con 2.735 miliardi, e l'americana BofA, con 2.501 miliardi. Il quintetto in vetta a questa particolare graduatoria internazionale si chiude con l'inglese HSBC, forte dei suoi 2.501 miliardi di euro, e con la francese BNP Paribas, con 2.356 miliardi. La prima italiana è Unicredit, al 25esimo posto con 867 miliardi. Segue Intesa Sanpaolo, 30esima, con 689 miliardi di euro.